Roma, 26 marzo 20’25 – Si è tenuto ieri, in modalità remota, l’annuale incontro tra la DG per le politiche migratorie del Ministero del Lavoro e le parti sociali, con oggetto la “rilevazione dei fabbisogni di lavoratori di Paesi terzi per lavoro subordinato non stagionale”. Esclusi dunque da questa valutazione il lavoro domestico, l’agricoltura ed il turismo stagionale. Presenti all’incontro oltre 50 funzionari di parte sindacale ed imprenditoriale.
La riunione è stata presieduta da Stefania Congia, direttrice della DG, accompagnata da alcuni funzionari del Ministero ed alcuni esperti esterni. Per parte sindacale, presenti le principali Confederazioni: la UIL era rappresentata da Francesca Cantini e Giuseppe Casucci. Ad inizio riunione sono stati presentati due studi sul bilancio dei decreti flussi per il triennio 2023 -2025: uno elaborato dallo stesso Ministero su dati del Viminale ed il secondo su di una “rilettura dei dati Excelsior” (Sistema Informativo di Unioncamere e ANPAL).
Nel triennio sono state messe a disposizione 142.940 quote d’ingresso per lavoro subordinato non stagionale. Visibili i cambiamenti introdotti nel DL 145 sulla dinamica dei flussi: mentre per gli anni 2023 e 2024 la sproporzione tra quote concesse e domande presentante era di oltre uno a cinque, per il 2025 si notano effetti positivi dei cambiamenti introdotti dal decreto con 60.070 domande presentante nei tre appuntamenti di febbraio, di poco superiori alle 56.120 quote concesse per queste aree produttive. Va fatto notare come oltre il 60% delle domande inviate al 6 marzo scorso si concentri in 4 settori: edilizia, alimentare, turismo non stagionale e meccanica; le quali coprono più del 90% delle istanze di nulla osta concesse per l’area considerata. Dal punto di vista del genere, le domande riguardano solo il 5,5% delle donne. Le richieste pervengono da 43 paesi di provenienza; un quarto originari dal Marocco, 22% dal Bangladesh, 16% dall’Egitto ed il 15% dall’India. Questi quattro paesi, dunque, hanno totalizzato il 77% del totale delle richieste.
Osservando le macroaree geografiche, il Nord del nostro Paese raccoglie il 43% delle domande, Sud e Isole il 41%, mentre il Centro rappresenta il restante 16% Fin qui l’analisi. Il problema nasce quando si guarda ai dati sul rapporto tra nulla osta rilasciati, visti d’ingresso concessi e contratti di lavoro realizzati. Nel 2023 su 21.815 nulla osta concessi i visti d’ingresso emessi sono stati solo un terzo ed i contratti sottoscritti tra lavoratore e datore solo 2.567. Peggio ancora nel 2024: su 24.966 nulla osta, i visti sono stati 6.625 ed i posti di lavoro sottoscritti solo 1043. Il rapporto, dunque, tra nulla osta concessi e posti di lavoro reali è di 1 a 25. L’imbuto principale risulta essere nei consolati italiani nei Paesi di origine dei migranti che concedono nel 2024 solo 1 visto d’ingresso per quattro nulla osta. Nel suo intervento a nome della UIL, Casucci e Cantini hanno fatto rilevare come – malgrado i positivi cambiamenti introdotti con il DL 145 – la performance del decreto flussi continui ad essere molto deludente ed esposta al mercato illegale dei permessi.
Non esiste – hanno continuato – un monitoraggio puntuale sull’iter delle domande, né una valutazione ex post sui contratti sottoscritti e sulla loro durata, dopo la firma. Il problema principale, oltre alle annose difficoltà nella pubblica amministrazione, viene sicuramente dalle nostre rappresentanze italiane all’estero, incapaci di rispondere tempestivamente alle richieste di manodopera da parte delle imprese: questo si riflette sul sostanziale blocco del decreto flussi, ma anche sui programmi di formazione all’estero dei migranti ormai fuori quota. In questo senso la UIL ha proposto la creazione di un osservatorio permanente, composto da tutti gli interessati, per una valutazione sul funzionamento del meccanismo.
La UIL inoltre è sempre più convinta sulla necessità del superamento del decreto flussi come strumento di gestione degli ingressi reali per motivi di lavoro. Chiede dunque di diversificare le forme d’ingresso legale e trovare un modo per fare emergere le centinaia di migliaia di stranieri che lavorano in forma irregolare nel nostro Paese. La UIL si è infine augurata che lo strumento europeo del talent pool venga al più presto adottato in Italia, in modo che sia una piattaforma informatica a far incontrare domanda ed offerta di lavoro, in particolare straniero. “Certo questo non risolverà tutti i problemi, ha commentato la UIL, ma almeno una parte del matching sarà trasparente ed affidato alle tecnologie, bypassando le lungaggini burocratiche”. Invieremo al più presto una nostra valutazione completa al Ministero del lavoro, con proposte precise.