di Laura Latini, Segretaria regionale Uil Roma Lazio
Uscire dal buio. Sì, abbiamo bisogno di uscire dal buio. Le donne, le cittadine di Roma vogliono uscire dal buio nel quale questa Capitale, dimenticata e mal gestita, le ha inesorabilmente gettate. Vogliamo uscire dal buio, perché la paura è buio. Perché non potersi muovere è buio. Perché vivere il terrore quando le proprie figlie la sera escono è buio. Perché non poter esercitare la propria autodeterminazione nella scelta di un compagno è buio. Perché non essere libere di dire ‘no’ è buio. Perché non poter essere donna è buio.
Da tempo chiediamo alle Istituzioni un maggior controllo del territorio, non solo negli angoli dimenticati delle periferie ma anche nei tradizionali ritrovi della movida notturna. Abbiamo bisogno di presidi a cui le donne in emergenza possano rivolgersi e ottenere pronta assistenza e tutela. La violenza è un fenomeno che oggi appare incontrollato. E’ per questo che non abbiamo bisogno che un luogo strategico di incontro e aiuto come la Casa Internazionale delle Donne rischi la chiusura. Non abbiamo bisogno che venga sospeso lo sportello antiviolenza di piazza dei Condottieri, perché così a Roma si continuano a perdere spazi dedicati alle donne. Le donne di Roma sono stanche di parlare e sono stanche di parole. Sono stanche di contare i femminicidi, sono stanche delle tabelle statistiche e dei punti interrogativi che accompagnano le tante, troppe, dichiarazioni postume. Le donne sono stanche di una cultura dominante pressappochista che non sa trovare risposte e quindi se la cava con semplici domande.
Le donne sono stanche di una comunicazione involuta che fa fatica a raggiungere l’obiettivo primario di informare, troppo protesa all’enfasi. Per domani, 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, noi della Uil riteniamo doveroso iniziare a parlare di violenza eliminando i termini giustificativi verso gli uomini e puntando invece sulla valutazione obiettiva della responsabilità maschile. Basta con gli uomini che diventano assassini perché ossessionati o stressati dalla donne. Basta con quell’odioso “se la sono andata a cercare”. Usciamo da questa spirale perversa che fa della donna sempre la vittima colpevole di provocazione o di fonte giustificativa e al contempo attenuante dell’azione maschile violenta e spesso assassina. Una donna non può e non deve essere vittima di se stessa
Riconduciamo le cose al loro ordine empirico: spesso un uomo premedita di uccidere una donna. E ricordiamoci che la Violenza sulle donne è un problema degli uomini. Dobbiamo organizzarci in una forte rete di solidarietà e di sostegno. Per questo la Uil di Roma e del Lazio lancerà una campagna di solidarietà “un filo Diritto al Cuore” che regalerà – nelle strade e nei posti di lavoro – un piccolo bracciale da mettere al polso, un simbolo di partecipazione della cittadinanza, una ideale catena di solidarietà, perché chiunque lo riceva si impegni a indossarlo come simbolo di disponibilità e partecipazione nella lotta alla violenza nella nostra città, come un piccolo anello di una grande catena. Affinché la donna non finisca per essere vittima del suo essere donna, non sia più vittima della mano maschile, dell’etichettamento sociale, delle Istituzioni perché non creduta, dell’isolamento che uccide un’altra volta. E non sia più vittima di quel buio che non ha luce.