I Centri di Ascolto della Uil sono consapevoli che le sentenze vadano sempre rispettate nel nostro Paese, ma allo stesso tempo apprendiamo che un marito colpevole di reiterate violenze e maltrattamenti nei confronti della moglie è stato condannato a soli 10 mesi a fronte dei 3 anni richiesti dal pm.
L’incompatibilità caratteriale e l’alto tenore di vita sembrano aver avuto conseguenze meno drammatiche per la donna vittima di violenza.
In altre parole il marito la picchiava e ha tentato di strangolarla più volte ma visto che la portava in vacanza e le faceva fare le crociere questo avrebbe reso il dolore della donna, vittima di violenze, meno drammatico.
Rispettando le sentenze i Centri di Ascolto non possono essere d’accordo con il principio che emerge dalla sentenza, ovvero quello della ricchezza.
Ogni giorno ogni responsabile dei Centri di Ascolto raccoglie le testimonianze delle donne e fa molta fatica a convincerle a denunciare.
Con il “principio della ricchezza” il rischio che vediamo è che le vittime “Ricche” si sentano meno tutelate e abbiano meno voglia di denunciare il loro aguzzino.
Ricordiamo inoltre che la Convenzione di Istanbul, ratificata dal nostro Paese, all’art. 4 comma 2 afferma che : “le misure destinate a tutelare i diritti delle vittime, deve essere garantita senza alcuna discriminazione fondata sul sesso, sul genere, sulla razza, sul colore, sulla lingua, sulla religione, sulle opinioni politiche o di qualsiasi altro tipo, sull’origine nazionale o sociale, sull’appartenenza a una minoranza nazionale, sul censo, sulla nascita, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere, sull'età, sulle condizioni di salute, sulla disabilità, sullo status matrimoniale, sullo status di migrante o di rifugiato o su qualunque altra condizione”.