La direttiva, non ancora adottata dal Parlamento, entrerà in vigore 20 gg dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell'UE. La normativa approvata stabilisce che nessun genere potrà essere rappresentato nelle società quotate, entro il 2026, al di sotto del 40% nei CdA senza incarichi esecutivi, o al di sotto del 33% se le norme saranno applicate ad amministratori "con e senza" incarichi esecutivi.
La direttiva prevede anche che le società quotate non allineate agli obiettivi indicati dovranno adeguarsi, attraverso procedure di selezione e nomina che dovranno tener conto delle caratteristiche dei diversi candidati, nel rispetto degli obiettivi prefissati. Con queste indicazioni normative sarà più semplice per le donne fare carriera: la selezione dovrà tener conto di queste novità in fase di valutazione, a parità di qualifica, assicurando una presenza femminile sostanziale nei "board". Gli stati dell'Unione hanno due anni per recepire la direttiva adattando la propria legislazione.
La legge 120/2011 cosiddetta "Golfo Mosca" ha anticipato nel nostro Paese la norma UE; imponeva una presenza di almeno 1/5 di ciascun genere per la prima elezione degli organi successiva al 12 agosto 2012. La quota aumentava a 1/3 per le due elezioni successive. A dicembre 2019 la legge è stata estesa a ulteriori tre elezioni aumentando la percentuale al 40 per cento. Tuttavia, la legge 120/2011 non è stata risolutiva: nonostante la crescita di presenze femminili nei Cda e gli effetti positivi sui mercati, gli Amministratori Delegati sono ancora prevalentemente uomini, come uomini sono ancora la maggior parte di manager e dei ruoli esecutivi. Certo, una legge da sola non può modificare comportamenti ed abitudini radicate e consolidate da tempo, ma è anche un segnale importante di attenzione che traduce in obbligo ciò che volontariamente non si sceglie. Un buon segnale, in una Europa che viaggia a velocità diverse.
Sonia Ostrica
Coordinatrice Nazionale Pari Opportunità UIL