“Sul lavoro, si muore oggi come ieri, e anche di più. Questo è ormai fin troppo chiaro. Si muore ancora e sempre di più se si lavora nelle costruzioni o durante il viaggio di andata e ritorno, ’in itinere’. Si muore ancora e sempre di più se si è stranieri o magari appena assunti o alla fine della propria carriera”.
È quanto ha dichiarato la segretaria confederale della Uil, Ivana Veronese.
"Sono 680 le persone morte in 8 mesi; di queste, 92 lavoravano in edilizia, 173 mentre andavano al lavoro o da questo tornavano a casa, 154 provenivano da altri paesi. Sono i dati pubblicati ieri dall’Inail, quelli dei primi 8 mesi di quest'anno, quelli - ha sottolineato Veronese - che continuano a indignarci e sui quali ogni mese chiediamo un risveglio delle coscienze, e magari del senso di responsabilità".
"Sembra, invece, che per il governo 'vada tutto bene' e che basti un intervento normativo di facciata a pulire le coscienze. E invece - ha proseguito la sindacalista della Uil - non basta sperare che un punteggio, più o meno alto, su una patente sia in grado di qualificare quel lavoro o quell'azienda dove le persone lavorano e dove troppo spesso, a causa di quello stesso lavoro, trovano la morte. Precarietà, appalti, subappalti a cascata e sfruttamento sono parte importante del non rispetto delle norme su salute e sicurezza".
"Una strage silenziosa, continua e ormai intollerabile, non si arresta con un'unica e sola apparente buona azione. Forse - ha concluso Veronese - è ora di finirla con questa demagogia e iniziare davvero a fare qualcosa. Per dare giustizia a chi sul lavoro è morto e per evitare che queste morti accadano ogni giorno. Noi siamo pronti e propositivi al confronto".
Roma, 11 ottobre 2024