I dati offerti dal XV Rapporto Osservasalute (2017) ci descrivono una realtà che ormai siamo abituati a conoscere e che a quanto pare continua a non cambiare: un’Italia con due facce, il solito divario tra Nord e Sud che non è più accettabile.
Il ridotto finanziamento pubblico in ambito sanitario, la non sempre corretta allocazione e gestione delle risorse, l´esistenza di 21 sistemi regionali, tutti questi fattori hanno determinato una sanità a due velocità.
Continuano a persistere troppe disuguaglianze che comportano conseguenze intollerabili, pensiamo ad esempio alla migrazione sanitaria (soprattutto dal Sud verso il Nord) che ha riguardato oltre 1,7 milioni di persone, o alla sanità negata: dal Rapporto emerge che oltre il 20% della popolazione ha dovuto rinunciare alle cure e nel meridione la quota delle persone che dichiara di non avere soldi per pagarsi le cure è elevata, si parla di 1 persona su 5.
Anche la prevenzione e l´adozione di corretti stili di vita fanno la differenza, purtroppo non è incoraggiante leggere che nel nostro Paese aumentano gli obesi, non diminuiscono i fumatori, cresce il consumo di alcol e non decolla l’attitudine al movimento fisico e allo sport.
In un Paese che invecchia, dove la natalità è ai minimi storici e la cronicità è in costante aumento, occorre dar vita a politiche con le quali dobbiamo iniziare prenderci cura del nostro futuro; la proiezione del rapporto stima che nel 2028 tra gli over 65 le persone non in grado di svolgere le attività quotidiane per la cura di se stessi saranno circa 1, 6 milioni, mentre quelle con problemi di autonomia arriveranno a 4,7 milioni, tutto ciò avrà ricadute pesantissime in termini di assistenza.
La salute è un diritto costituzionalmente garantito a prescindere dalla Regione in cui si vive, abbiamo un SSN considerato tra i migliori al mondo, recuperiamo la sua funzione storica di coesione sociale, un servizio sanitario pubblico e universale che quando venne istituito, ben 40 anni fa dalla legge 833/1978, aveva un’idea ben chiara: per la prima volta ogni abitante del nostro Paese è stato titolare di un diritto sociale ossia il diritto alla salute, alla prevenzione, alla cura, alla riabilitazione; è necessario allora, partendo dai dati forniti, recuperare questa sua originaria impostazione, sperando che i futuri rapporti ci descrivano una realtà ben diversa da questa di oggi.
Roma, 20 Aprile 2018