L’innovazione tecnologica irrompe nelle aziende e i lavoratori temono di perdere il posto o di avere minori protezioni e salari più bassi, ma sperano nel welfare aziendale per migliorare la propria qualità di vita e mitigare le disuguaglianze. È questo, in estrema sintesi, l’esito del Rapporto presentato oggi, al Senato, dal Censis e da Eudaimon.
Alla tavola rotonda ha partecipato, tra gli altri, anche il Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo: “L’innovazione tecnologica e l’intelligenza artificiale vanno governate - ha detto il leader della Uil - per evitare le stesse conseguenze negative scaturite dall’affermazione, senza regole, della globalizzazione e delle multinazionali. Ecco perché vogliamo discutere e fare accordi con le controparti datoriali, perché non possiamo accettare che si imponga una sorta di sfruttamento 4.0 né che i braccialetti elettronici diventino le catene di una nuova schiavitù. Anzi - ha sottolineato Barbagallo - l’innovazione tecnologica deve migliorare la qualità di vita dei lavoratori e, al contempo, l’aumento della produttività deve essere conseguenza del benessere lavorativo. Peraltro, in queste imprese, bisognerà contrattare la riduzione dell’orario di lavoro e magari, a fronte di una crescita della redditività, anche di un aumento del salario, per evitare una riduzione dei posti di lavoro. In questo quadro, la diffusione del welfare aziendale rappresenta un’interessante opportunità, ma non può essere concepito come un istituto sostitutivo: anch’esso, dunque - ha concluso Barbagallo - va contrattato per dare certezze ai lavoratori”.
Roma, 5 febbraio 2020