I dati Istat di aprile fotografano i primi effetti negativi sul tessuto occupazionale dell’emergenza sanitaria in atto. Si assiste, infatti, ad un calo sia dell’occupazione subordinata, soprattutto a termine quale effetto delle mancate proroghe e rinnovi, che autonoma.
Siamo, infatti, in presenza di circa 500 mila occupati in meno rispetto al mese di aprile dello scorso anno e ad una flessione di 274 mila unità di lavoro in un solo mese (tra marzo ed aprile di quest’anno).
A ciò si aggiunga che le fasce da sempre più deboli del mercato del lavoro, donne e giovani, sono quelle che stanno registrando le più alte percentuali di riduzione dell’occupazione.
Non meno preoccupante il dato sulla platea di inattivi che registrano un incremento di 1,5 milioni di persone a distanza di un anno.
Il nostro mercato del lavoro è chiaramente in sofferenza. Il blocco dei licenziamenti, la cassa integrazione e le indennità a favore delle lavoratrici ed i lavoratori, hanno avuto un ruolo fondamentale nel non far precipitare il sistema in un baratro da cui sarebbe stato veramente difficile risollevarsi. E’ necessario, però, prorogare ulteriormente gli ammortizzatori sociali per accompagnare la ripresa salvaguardando i posti di lavoro.
Ciononostante occorre continuare a velocizzare l’erogazione del sostegno al reddito a tutti quei lavoratori che ne hanno fatto richiesta, per evitare di incorrere anche in una crisi sociale. Su questo fronte, è necessario anche accelerare l’accesso al credito per le tantissime aziende che hanno bisogno di liquidità per continuare a sopravvivere e per permettere il mantenimento dei posti di lavoro.
La ripresa dipenderà da quanto il nostro sistema Paese riesca oggi a dare risposte ai bisogni di tutti e dalla pianificazione di ciò che occorrerà per il domani, quando finalmente questa crisi sarà solo un brutto ricordo
Roma, 3 giugno 2020