L’Inail ha reso noti, oggi, i dati sulle denunce di infortunio sul lavoro al 31 dicembre 2020. A preoccupare è il dato su decessi denunciati: 1.270 (+16,6% rispetto al 2019), un terzo dei quali dovuto al contagio da Covid-19.
A morire in occasione di lavoro sono state soprattutto le lavoratrici e i lavoratori dell’industria e servizi ( 914 vs 645 denunce nel 2019). I numeri più allarmanti, in aumento rispetto alla rilevazione dell’anno precedente, riguardano soprattutto i settori della sanità e dell’assistenza sociale (67 vs 7), dell’amministrazione pubblica e difesa (33 vs 15) ma anche del trasporto e magazzinaggio (112 vs 79), del commercio (71 vs 45) o delle industrie alimentari (25 vs 12).
Effetto Covid o scarso controllo nell’applicazione dei protocolli anti-contagio?
Se infatti sono oramai tristemente noti i decessi nei settori dove le lavoratrici e i lavoratori sono più esposti al rischio di contagio (quello sanitario in primis), lasciano invece alquanto perplessi i numeri sui decessi denunciati in quei settori dell’industria e dei servizi dove l’effetto Covid avrebbe dovuto essere quanto meno “mitigato” dalla corretta applicazione dei protocolli di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro. Cosa non ha funzionato?
Come UIL, e come organizzazione sindacale impegnata da sempre nella tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, chiediamo, per questo, che siano avviati quanto prima tavoli di confronto, con i ministri competenti, per meglio comprendere come intervenire affinché questi dati non continuino inesorabilmente ad aumentare.
Occorre un potenziamento delle attività di vigilanza e controllo negli ambienti di lavoro ma soprattutto è necessario rimettere al centro dell’azione politica e sindacale il tema della salute e della sicurezza sul lavoro che, ad oggi, sembra fare notizia solo nell’ormai consueto appuntamento della conta dei morti sul lavoro.
Roma, 29 gennaio 2021