La salute dei minori deve essere priorità condivisa da tutti i paesi nel mondo. In particolare, le bambine sono le più esposte a pratiche violente, tra le quali la mutilazione dei genitali è certamente la più feroce.
Basata su stereotipi culturali, interviene in maniera cruenta a privare le bambine della loro sessualità e mette a rischio la loro salute, agendo attraverso procedure diverse ma tutte crudeli.
Nel buio delle loro case, vengono torturate da donne - e uomini - della loro famiglia, che portano avanti tradizioni assurde e che dovrebbero esser considerate illegali in tutto il mondo.
Senza neanche la certezza della sterilizzazione degli strumenti utilizzati, vengono tagliate e cucite da sveglie, e tra urla disumane si assicura al marito che verrà l'assoluta illibatezza della fanciulla, senza alcun riguardo per i danni psicologi e psichici che ne derivano.
Rese sessualmente inattive prima della pubertà, vanno incontro a infezioni all'apparato urinario, a nuove lacerazioni all'atto del rapporto sessuale e sono a rischio di morte al momento del parto.
Il tutto nella convinzione che sia una pratica inevitabile e dovuta, consolidata in secoli di patriarcato e maschilismo esacerbato.
La pratica è vietata nel nostro Paese dalla legge 9 gennaio 2006 n 7, legge che purtroppo non basta a preservare tutte le fanciulle sul nostro territorio. Le statistiche disponibili non sono veritiere, sfuggendo le pratiche a qualsiasi controllo in quanto avvengono in casa.
Un paese che si definisca civile e inclusivo non può tollerare che tali pratiche siano ancora tollerate e perseguite. Prendiamo posizione assieme a tutte le associazioni ed istituzioni impegnate a contrastare e sradicare questa pratica che deve essere condannata come una forma di tortura e di violenza, che dei diritti umani.
Roma, 6 febbraio 2021