“Esattamente a due anni dalla nascita del governo, i provvedimenti ’sfornati’ sul lavoro, sulla sua qualità, stabilità e sicurezza, lasciano molta amarezza in bocca. Siamo di fronte a un lungo elenco di misure e interventi volti a ’far ridere’ i datori di lavoro e a ’far piangere’ lavoratrici e lavoratori”. È quanto ha dichiarato la segretaria confederale della Uil, Ivana Veronese.
“Si regalano alle aziende esoneri dalle ispezioni, rateizzazioni degli omessi versamenti contributivi da lavoro nero, ampliamento nell’utilizzo dei voucher, libertà nello stabilire causali a contratti a tempo determinato superando la contrattazione collettiva, una patente a crediti poco credibile. Ieri - ha sottolineato Veronese - con l’approvazione in aula del collegato lavoro, si è allungata la carrellata degli interventi ’pro azienda’ e si sono fatti gli ennesimi regali ai datori di lavoro, assicurando loro un ampliamento smisurato di occupazione temporanea esternalizzata, eliminando limiti alla somministrazione che riguarda soprattutto giovani, sdoganando senza freni la stagionalità, anche questa relativa soprattutto ai giovani, riducendo tutele (Naspi) e diritti (diritto di difesa ex art. 7 Statuto lavoratori) per lavoratrici e lavoratori in caso di assenze dal lavoro ingiustificate, determinando un potenziale sconfinamento del lavoro subordinato nel lavoro autonomo, favorito dall’introduzione di una flat tax in deroga alla normativa vigente”.
“Insomma - ha proseguito la sindacalista della Uil - si tratta di un provvedimento completamente ’scollegato’ dal concetto di dignità e stabilità del lavoro e, invece, fortemente ’collegato’ alle richieste di incessante flessibilità delle aziende, che produrrà un ulteriore aumento della precarietà lavorativa, in particolare, per giovani e donne. E come è ormai consuetudine per questo governo, siamo in presenza di un mix di interventi che intervengono sui temi del lavoro, senza un minimo di confronto con le Organizzazioni sindacali. Le parti sociali rappresentano gli interessi di parte e la Uil quelli della parte più debole: lavoratrici e lavoratori, ma - ha concluso Veronese - un governo non può e non deve rappresentare interessi di parte, come invece sta dimostrando anche con il collegato lavoro”.
Roma, 10 ottobre 2024