“La scelta del governo di rinviare alla Conferenza Stato Regioni la decisione definitiva sugli accreditamenti in sanità, attraverso la legge sul mercato e la concorrenza, comporta un’ulteriore dilatazione dei tempi per un’operazione di trasparenza nel rapporto pubblico-privato in ambito sanitario: è l’ennesimo regalo alla sanità privata, un segnale preoccupante che mina i principi di equità e universalità del Servizio sanitario nazionale”.
È quanto ha dichiarato il segretario confederale della Uil, Santo Biondo.
“In tempi di emergenza salariale e in cui vi è una disaffezione verso le professioni sanitarie, occorrerebbe vincolare gli accreditamenti a criteri trasparenti e omogenei, quali quelli del rispetto da parte delle aziende sanitarie private dei contratti comparativamente più rappresentativi.
In questo contesto, poi - ha proseguito Biondo - è importante ricordare che la trattativa per il rinnovo del contratto si è incagliata per mancanza di interesse politico da parte delle associazioni datoriali che, in rappresentanza delle aziende private, insistono sull’istituzione di figure meno professionalizzate, per ridurre i costi del lavoro e alzare i profitti“.
“È evidente - ha rimarcato il sindacalista della Uil - che la mancanza di una scelta chiara rischia di creare un sistema a due velocità: cure rapide e di qualità per chi può permettersele e un accesso limitato e degradato per i più deboli, alimentando disparità tra regioni e acuendo le difficoltà della sanità nel Mezzogiorno. Ogni euro destinato a sostenere il sistema privato è una risorsa sottratta al potenziamento delle strutture pubbliche, che rappresentano l’unico vero presidio di universalità e accesso equo alle cure”.
“Il governo deve abbandonare questa deriva e mettere al centro il rafforzamento del sistema pubblico, rendendolo più efficiente e vicino ai bisogni dei cittadini. Bassi salari e contratti in ultravigenza, blocco delle assunzioni di personale, dumping professionale, assenza di investimenti strutturali - ha concluso Biondo - stanno accompagnando a consunzione il sistema salute e, così, il maggior carico graverà sulle categorie sociali più in difficoltà”.
Roma, 13 dicembre 2024