“Ora c’è anche la certificazione istituzionale del Cnel: l’analisi comparativa tra le retribuzioni di 4 contratti collettivi nazionali di lavoro del settore commercio, firmati da parti sociali diverse e differenziate, ha evidenziato che quelli sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative offrono condizioni salariali e normative di gran lunga migliori”.
È quanto ha dichiarato la segretaria confederale della Uil, Vera Buonomo.
“Ad esempio, tra il Ccnl Confcommercio, firmato anche dalla Uiltucs-Uil, e quello Anpit, sottoscritto dalla Cisal, per la figura dell’apprendista, ci sono addirittura più di 8.500 euro di differenza annui mentre, per un altro profilo, il divario è di oltre 400 euro mensili.
Il Cnel - ha proseguito la sindacalista della Uil - parla, giustamente, di dumping contrattuale, noi aggiungiamo che siamo di fronte a veri e propri contratti pirata. Il problema è che alcuni di questi sindacati siedono anche ai tavoli convocati dal governo. Questo è un vulnus che va sanato, anche con la misurazione della rappresentatività per legge, oltreché con l’applicazione immediata di quanto desumibile e già definito per alcuni settori“.
“Non è solo un problema di carattere organizzativo - ha precisato Buonomo - ma è una questione di giustizia sociale e di efficienza economica: la Uil non è più disposta ad accettare situazioni che determinino la programmata riduzione del potere d’acquisto dei salari. Non è più concepibile che le retribuzioni delle lavoratrici e dei lavoratori restino erose, anche solo parzialmente, dall’inflazione accumulata negli anni, così come è accaduto, ad esempio - ha concluso Buonomo - per il recente contratto del pubblico impiego e come stava per accadere per il contratto della sanità e degli enti locali che la Uil, coerentemente, si è rifiutata di firmare”.
Roma, 17 gennaio 2025