Approfondimento
Salario Minimo Orario
di Uil, Cgil, Cisl pagina 44
Barbagallo, cominciamo questa intervista con il compleanno della Uil. Il 5 marzo del 1950 nasceva la nostra Organizzazione. In occasione del 69¡ anniversario della fondazione del sindacato c’è stata una celebrazione molto significativa. Ce ne vuoi parlare?
Abbiamo consegnato la tessera onoraria della Uil a Paolo Borrometi, Presidente di Articolo 21, minacciato dalla mafia per la sua attività di giornalista d’inchiesta e che vive sotto scorta dal 2014. Abbiamo promosso un’iniziativa sulla legalità perché combattere le mafie è un’esigenza collettiva, la lotta contro le mafie è determinante per far crescere democraticamente il nostro Paese e nel rispetto della legalità. La Uil continuerà a svolgere il proprio lavoro, contro ogni forma di mafia, sempre dalla parte della legalità, liberi e al servizio dei lavoratori, dei pensionati e dei giovani di questo Paese.
Il debito continua a salire e il Pil a scendere: esattamente l’opposto di ciò che dovrebbe accadere. I provvedimenti messi in atto dal Governo, Quota 100 e Reddito di cittadinanza, riusciranno ad invertire questo trend?
Noi lo speriamo, ma riteniamo che non siano sufficienti per lo sviluppo strutturale del paese. Servono, innanzitutto, investimenti in infrastrutture materiali e immateriali e una riforma fiscale che restituisca potere d’acquisto a lavoratori dipendenti e pensionati. Le nostre proposte complessive per la crescita del paese sono contenute nella Piattaforma unitaria che il Governo conosce bene: noi siamo pronti al confronto.
La situazione peggiora però. Anche i dati diffusi da Ocse e Confindustria non sono confortanti..
I dati Ocse sono sconfortanti. è vero che si prevede un complessivo rallentamento della crescita, sia dell’area euro sia delle principali economie del G20, compresa la Germania, ma per l’Italia la stima è addirittura di segno negativo. Siamo di fronte all’ennesima prova del fallimento delle politiche d’austerità che rischiano solo di far impoverire l’Europa e, in particolare, l’Italia. Non sappiamo più come ripeterlo: servono investimenti in infrastrutture, anche per creare lavoro stabile per i giovani e, inoltre, una riforma fiscale che rilanci il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati. Stessa cosa per i numeri di Confindustria. Eravamo già preoccupati quando ci hanno detto che il Paese era in recessione tecnica ora siamo quasi sotto zero. Bisogna rilanciare l’economia e le cose che vorremmo si facessero, a questo scopo, le abbiamo rivendicate con la nostra piattaforma. Abbiamo chiesto, tra l’altro, che si attuasse il cosiddetto “sblocca cantieri”, ma siamo più che altro allo “sblocca subappalti”, e così non va bene. Bisognerebbe fare provvedimenti per rilanciare la spesa pubblica e privata e invece non si fa nulla in questa direzione. Non si vogliono fare le grandi opere infrastrutturali al Nord, non si vogliono fare i collegamenti al Sud: dove stiamo andando? Non si può più perdere tempo. Un referendum per fare il Ponte sullo Stretto? Non vedo la necessità di fare un referendum piuttosto si realizzi l’opera.
Ci sono stati anche incontri con il Governo, l’avvio di alcuni tavoli di discussione sui temi impellenti quali il decreto “sblocca cantieri”. Incontri interlocutori oppure soddisfacenti?
Il primo incontro è stato positivo perché propedeutico al confronto sulla nostra piattaforma: ovviamente, bisognerà attenderne gli esiti per esprimere un giudizio sul merito. Noi ci siamo detti pronti a confrontarci seriamente. Per quanto riguarda lo “sblocca cantieri”, bisogna spendere subito le risorse già stanziate per fermare un’insostenibile emorragia produttiva e occupazionale. Abbiamo chiesto che siano eliminati gli ostacoli burocratici che impediscono la riattivazione o l’avvio dei cantieri. È necessario delegificare confermando però le garanzie per la legalità, la sicurezza e la dignità del lavoro. Ecco perché ci vuole una cabina di regia unica per un confronto sistematico tra tecnici del Governo, delle Istituzioni e delle parti sociali. Noi siamo disponibili a dare una mano.
È stato indetto anche uno sciopero generale del settore edile…
Migliaia di lavoratrici e di lavoratori sono scesi in piazza a Roma per lo sciopero generale del settore delle costruzioni. Durissima la crisi per il settore: dal 2008 i posti di lavoro persi sono stati 800.000. Bisogna rilanciare l´economia e avviare i cantieri. Le risorse ci sono ed è “un crimine economico” non spenderle: serve la volontà politica per farlo. Ad ottobre del 2018, le risorse programmate erano pari a 32 miliardi di euro, derivanti prevalentemente dai Patti per il sud e dai Piani operativi nazionali, a fronte delle quali c’è un impegno di spesa per soli 2,4 miliardi di euro e una spesa effettiva che si ferma a 492 milioni di euro.
Barbagallo, entriamo più nel dettaglio degli investimenti pubblici che sono la prima leva per lo sviluppo e la crescita economica, occupazione e sociale. La spesa pubblica per investimenti è uno degli indicatori più utilizzati per cogliere il contributo dell’intervento pubblico alla crescita economica del Paese. La Uil ha realizzato uno studio in merito. Vogliamo ricordare qualche dato?
È inaccettabile che nel nostro Paese gli investimenti pubblici siano in calo: dal 2013 al 2018 si è passati da investimenti pubblici pari a 41,1 miliardi di euro (il 2,5% del PIL) a 34,3 miliardi di euro nel 2018 (il 2% del PIL). La differenza in sei anni, dal 2013 al 2018, in valori assoluti è 6,9 miliardi di euro in meno (-16,7%). Dall’analisi emerge che gli investimenti subiscono un calo costante nel corso degli anni, ad esclusione del 2015 quando gli investimenti risalgono di 4 miliardi di euro dovuti essenzialmente alla chiusura della programmazione di fondi comunitari del 2007-2013. In quell’anno, infatti, la sola spesa delle risorse comunitarie ammontò a 12 miliardi di euro.
Quali sono le ragioni di tutto ciò? E le soluzioni possibili?
Le cause della diminuzione degli investimenti pubblici sono molteplici e vanno ricercate essenzialmente, da una parte, nelle politiche di coordinamento della finanza pubblica e, dall’altra, nelle scelte per il rispetto dei vincoli di Bilancio: è più facile tagliare la spesa per gli investimenti che la spesa corrente riferita al funzionamento dei servizi anche se improduttiva. Per questo chiediamo al Governo un cambiamento di rotta. Bisogna mettere in campo sia investimenti pubblici, che possano stimolare anche gli investimenti privati, sia quelli in opere pubbliche già cantierabili e, al contempo, rivedere i vincoli del pareggio di Bilancio degli Enti Territoriali.
Anche la questione del salario minino ha il suo peso…
Fare una legge su questo tema non vuol dire avere la certezza che poi venga applicata. Sono necessari più controlli per estirpare le radici del lavoro nero, da un lato, e serve più contrattazione, dall’altro. Da anni, ormai, la Uil chiede un taglio del cuneo fiscale a vantaggio dei lavoratori dipendenti e dei pensionati e sono anni che aspettiamo che alle promesse seguano i fatti. Speriamo che già dal prossimo incontro con il vice premier Di Maio, su questo punto, possa finalmente emergere qualche elemento di concretezza. Un provvedimento del genere sarebbe l’unico modo per far aumentare i redditi di lavoratori e pensionati, a differenza di ciò che accadrebbe, invece, con il salario minimo definito forfettariamente per legge. Peraltro, nel nostro Paese, il salario minimo già esiste: è quello stabilito, per l’appunto, dai minimi contrattuali delle singole categorie e già oggi, in forza dell’articolo 36 della Costituzione, può essere applicato a ogni lavoratore. Anche su questo punto, attendiamo di capire le reali intenzioni del Governo.
Rischi ed opportunità. L’accordo siglato con la Cina in che direzione va?
È vero, ci sono rischi e opportunità per la Via della Seta. Ecco perché sarebbe stato un bene per il Governo consultare parti sociali e imprese. In passato, i cinesi copiavano, ora sono al primo posto per brevetti e sono molto avanti per quelli relativi al settore comunicazione e per l’intelligenza artificiale. Al contrario, sono piuttosto arretrati sul fronte della green economy e dell’energia verde. Per non dare vantaggi alla Cina, dunque bisogna sviluppare quei settori in cui siamo all’avanguardia e bisogna eliminare gli ostacoli burocratici che frenano la crescita: alcune aziende strategiche, come ad esempio l’Eni, riescono a lavorare ovunque tranne che in Italia.
“People. Prima le persone”. È lo slogan della grande manifestazione che ha avuto luogo a Milano. La società civile e del volontariato in corteo insieme a Cgil, Cisl e Uil. Un’importante iniziativa…
A Milano abbiamo partecipato ad una grande manifestazione per affermare i diritti umani, sociali, economici e del lavoro. Il Sindacato sottoscrive contratti uguali per tutti i lavoratori, a qualsiasi etnia essi appartengano e qualunque sia il colore della loro pelle. C’è un problema di sicurezza. Io provengo da una terra, la Sicilia, che ha esportato nel mondo 5 milioni di persone: braccia, cervelli, ma anche mafia. Ebbene, la malavita, la delinquenza e il terrorismo vanno combattuti, ovunque e sempre. La sicurezza non è di destra né di sinistra, ma significa dare certezze ai cittadini, ai lavoratori, agli anziani, ai giovani. Detto questo, il Sindacato deve combattere la xenofobia e impegnarsi sia perché vengano affermate la solidarietà, l’integrazione e l’accoglienza sia perché nel mondo si diffonda un’economia di pace e si attui la cooperazione.
Barbagallo, ci sono eroi del quotidiano che operano nel più assoluto silenzio, i vigili del fuoco, e una politica di prevenzione che mostra debolezze e lacune nel nostro Paese. La Uil ha organizzato un’iniziativa su questo tema. Puoi ribadire la tua posizione?
Tutti noi siamo abituati ad applaudire i vigili del fuoco per i loro gesti eroici: quando poi si spengono i riflettori, li lasciamo da soli con i loro problemi. Il loro ruolo non può essere esaltato solo quando ci sono tragedie che li vedono protagonisti. Riconoscimenti economici, sicurezza, contratti: bisogna impegnarsi per rendere concreti questi loro diritti. Il corpo dei vigili del fuoco va potenziato, i precari vanno assunti, il loro lavoro deve essere economicamente valorizzato affinché possano compiere il loro dovere in tranquillità. Il Paese si sta sbriciolando, il 68% è a zona sismica e la restante parte è a rischio idrogeologico: bisogna mettere in sicurezza il nostro territorio. E lo dobbiamo fare anche perché queste opere infrastrutturali consentirebbero di rilanciare l’occupazione e l’economia.