L’evoluzione dei Fondi Sanitari Integrativi
APRILE 2019
Sindacale
L’evoluzione dei Fondi Sanitari Integrativi
di   Domenico Proietti

 

Negli ultimi anni, la politica ha dovuto affrontare problemi di grande importanza quali la povertà, le pensioni, la crisi del mondo del lavoro ed anche la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. Sotto questo profilo, la UIL ritiene centrale e prioritario il valore dell’universalità e dell’uniformità nell’accesso alle cure, garantito dal Servizio Sanitario Nazionale, della cui istituzione è stato celebrato il quarantennale lo scorso anno.  Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) rende accessibile il diritto alla salute a tutti gli individui senza discriminazioni di reddito, di genere o di età. Esso è in grado di erogare assistenza sanitaria di qualità a tutti i cittadini. In Italia, negli ultimi anni, abbiamo assistito a pesanti tagli alla sanità pubblica, che hanno in parte indebolito il sistema del SSN. Un confronto internazionale evidenzia bene questo aspetto: nel nostro Paese la spesa sanitaria, pari al 6,6% del PIL, è inferiore a quella di altri Paesi europei, come la Germania e la Francia, dove la spesa sanitaria ammonta rispettivamente al 9,6% e al 9,5% del PIL. Pertanto, è evidente la necessità di intervenire su questo settore, investendo maggiormente nella sanità pubblica, così da equiparare la situazione italiana a quella degli altri Paesi europei e continuare a garantire l’eguaglianza tra i cittadini nei confronti della Sanità pubblica. 

 

Una prima risposta alla riduzione degli investimenti nella sanità pubblica è stata offerta dai Fondi Sanitari Integrativi istituiti dalle Organizzazioni sindacali e datoriali del nostro Paese, mediante i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro.  Infatti, nell’ultimo decennio, tali fondi sono stati costituiti con l’intento di garantire coperture in quelle aree in cui il servizio pubblico presenta carenze, introducendo servizi di qualità e soprattutto sostenendo i lavoratori nei momenti di bisogno, qualora si presentassero problemi di salute. Pertanto, l’introduzione di forme di assistenza sanitaria integrativa di origine negoziale, articolata nell’istituzione di Fondi di natura categoriale e regionale, ha portato ad una diffusione delle coperture integrative nei confronti di una pluralità di categorie di lavoratori e lavoratrici meno tutelate, diffondendo una vera e propria cultura della prevenzione, con ottimi benefici a livello sociale. Attualmente, è in corso un’indagine conoscitiva dalla XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati sul tema dei fondi sanitari integrativi, che si è posta l’obiettivo di indagare su 4 grandi ambiti:

 

  1. valutare l’opportunità di un riordino della sanità integrativa;
  2. valutare l’opportunità di introdurre il divieto esplicito per i fondi sanitari integrativi di erogare prestazioni sanitarie sostitutive ricomprese nel SSN e dei Lea;
  3. indagare sull’opportunità di introdurre disposizioni che impongano la trasparenza e la pubblicità in relazione a tutti gli atti statutari correlati ai Fondi Sanitari Integrativi nonché disposizioni atte ad eliminare ogni conflitto d’interesse tra i gestori dei fondi e chi promuove i fondi medesimi;
  4. verificare quale sia l’onere finanziario complessivo riferito alle agevolazioni fiscali legate ai fondi sanitari integrativi.

 

Primariamente, è bene ribadire che il ruolo della negoziazione contrattuale è un elemento fondamentale e imprescindibile per il consolidamento dei Fondi Sanitari Integrativi. La UIL sostiene fortemente lo sviluppo dei Fondi, facendo leva sulla più ampia diffusione dell’adesione contrattuale, così che l’offerta delle prestazioni raggiunga sempre un livello massimo ed al contempo sia rispondente alle peculiarità e alle esigenze della categoria professionale delle lavoratrici e dei lavoratori a cui è dedicata.

 

In tal senso, la UIL ritiene opportuno avviare una riflessione che si ponga come obiettivo un percorso di razionalizzazione dell’offerta sanitaria, anche attraverso sinergie tra i Fondi, per l’utilizzo di strutture e di piattaforme, valutando opportunamente i vantaggi che possono scaturire da tutto ciò.

 

Sulla base dei dati 2017, elaborati dal Ministero della salute, la stragrande maggioranza dei Fondi Sanitari considerati, sono caratterizzati dalla forma giuridica di associazione non riconosciuta, ai sensi dell’art. 36 del codice civile secondo cui“L’ordinamento interno e l’amministrazione delle associazioni non riconosciute come persone giuridiche sono regolati dagli accordi degli associati. Le dette associazioni possono stare in giudizio nella persona di coloro ai quali, secondo questi accordi, è conferita la presidenza o la direzione”.

 

Fermo restando questo dato, l’attuale panorama dei Fondi Sanitari Integrativi è piuttosto variegato. Esistono i Fondi Sanitari Integrativi ex art. 9 del d.lgs. n. 502/1992, come modificato dal d.lgs. 19/6 del 1999, i così detti “Fondi A”, i quali hanno carattere meramente integrativo, poiché potenziano l’erogazione di trattamenti e prestazioni non comprese nei livelli essenziali di assistenza. Tuttavia, tali Fondi sono una minoranza.

 

I fondi Sanitari contrassegnati da caratteristiche diverse da quelle previste dal d.lgs. n. 502/1992, sono la stragrande maggioranza e sono fondi “B”, definiti con l’espressione “enti, casse e società di mutuo soccorso” aventi fine esclusivamente assistenziale.

 

Il D.M. del 27 ottobre 2009, che modifica e integra il Decreto Turco del 2008, introduce dei criteri minimi per i Fondi, come ad esempio il vincolo di destinare il 20% dell’ammontare complessivo delle attività a favore degli iscritti nelle prestazioni previste per i fondi A o similari. Inoltre, il D.M. Sacconi del 2009, specifica l’elenco delle prestazioni ammissibili ai fini del rispetto della soglia del 20%, distinguendo quattro aree: l’assistenza odontoiatrica, incluse le protesi; le prestazioni sociali a rilevanza sanitaria per i non autosufficienti per favorire l’autonomia e la permanenza a casa, ma anche presso strutture residenziali e semiresidenziali non assistibili a domicilio; le prestazioni sanitarie a rilevanza sociale da garantire ai non autosufficienti, sia a casa sia presso strutture esterne; le prestazioni destinate al recupero di soggetti temporaneamente inabili per infortunio o malattia, dagli ausili ai dispositivi medici fino alle cure termali e alla riabilitazione. Sulla scia di questi ragionamenti, è evidente che il welfare italiano sia in evoluzione e che necessiti di essere implementato per rispondere adeguatamente alle nuove esigenze individuali e sociali. È intuibile che tali esigenze non possano essere soddisfatte solo dallo Stato o dalle istituzioni pubbliche locali, malgrado il ruolo importante da essi esercitato. Infatti, sono numerosi gli studi che dimostrano l’importanza di una interazione ben gestita tra Fondi Sanitari Integrativi e il SSN.

 

La sanità integrativa, anche sotto questo profilo, deve poter continuare a svolgere adeguatamente il suo ruolo facendo prevenzione e supportando, dove necessario, il SSN. In quest’ottica, diversi Fondi, attraverso accordi contrattuali, prevedono l’estensione delle prestazioni sanitarie ai familiari dei lavoratori.

 

La UIL valuta positivamente queste dinamiche e queste esperienze, pertanto, sarebbe auspicabile che la tutela sanitaria integrativa, per via contrattuale, fosse estesa ad una platea ancora più ampia di lavoratori.

 

Per ciò che concerne il profilo della trasparenza, i Fondi di natura negoziale, assicurano agli iscritti standard già molto elevati. Infatti, tali fondi pubblicano sui propri siti l’atto costitutivo, lo Statuto, i nominativi dei componenti degli organi sociali, il Regolamento ed altri documenti che attengono alla gestione del fondo.

 

L’elevato livello di trasparenza è assicurato per effetto dell’iscrizione all’Anagrafe dei fondi sanitari, istituita presso il Ministero della Salute, al quale ciascun fondo invia annualmente informazioni sulla propria attività, sulla propria spesa e sui bilanci relativi all’esercizio dell’anno precedente, così da garantire trasparenza correttezza della gestione.

 

Tuttavia, fermo restando questo aspetto, il Ministero della Salute ha più volte confermato che, malgrado l’esistenza dell’anagrafe dei Fondi Sanitari, attualmente non c’è una conoscenza chiara ed effettiva del numero esatto dei fondi presenti ed agenti sul territorio italiano, del numero degli iscritti e delle prestazioni erogate, soprattutto perché l’iscrizione all’anagrafe dei fondi è rimessa alla volontà del fondo stesso. Ciò è dovuto al fatto che la materia dei Fondi Sanitari Integrativi sia ancora in evoluzione. Infatti, la sanità integrativa risulterebbe più chiara e lineare se, nel nostro ordinamento giuridico, ci fosse un quadro normativo omogeneo e organico  in grado di ricondurre il sistema dei Fondi Sanitari Integrativi a regole uniformi. In ultimo, per ciò che attiene alla materia fiscale, la UIL ritiene importante tutelare e valorizzare il limite di deducibilità previsto per i contributi versati ai fondi sanitari integrativi, poiché ciò costituisce un importante incentivo per imprese e lavoratori. Al riguardo, è bene sottolineare che i contributi versati ai Fondi Sanitari Integrativi sono una parte integrante della retribuzione dei lavoratori. Per questa ragione, i Fondi di natura contrattuale costituiscono un importante valore da tutelare ed una valida possibilità per migliorare la qualità della vita di milioni di lavoratori e delle loro famiglie.

 

Le prestazioni rimborsate o erogate dai Fondi Sanitari Integrativi hanno prodotto ottimi effetti sulle entrate erariali. Pertanto, nel contesto di diffusa illegalità che ancora caratterizza il nostro sistema fiscale, le misure che direttamente o indirettamente contrastano l’evasione vanno rafforzate. In tal senso, i Fondi Sanitari Integrativi hanno svolto un ruolo eccellente. Come si evince, si tratta di una materia complessa e con molti aspetti innovativi, pertanto è bene che venga affrontata e trattata adeguatamente per delineare percorso evolutivo proficuo. 

 

La UIL è consapevole del grande lavoro da fare e proporrà a CGIL e CISL di avviare un confronto proficuo, necessario per definire proposte utili, al fine di realizzare un sistema di fondi sanitari integrativi sempre più adeguato e rispondente alle necessità dei lavoratori e dei cittadini. 

 

Sulla base di ciò, sarebbe auspicabile un tavolo di lavoro sul tema tra Sindacati, parti datoriali e Governo.

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