Le sfide e le rivendicazioni
OTTOBRE 2019
Economia
Le sfide e le rivendicazioni
di   Pierpaolo Bombardieri

 

 

L’importante stagione di mobilitazione tinta di blu, nelle piazze e nei luoghi di lavoro ha prodotto un primo risultato tangibilmente positivo: il ritorno della nostra centralità nell’agenda della politica. Per dirla con parole più chiare, il Governo ha ricominciato a convocarci con rinnovata assiduità. Ed è merito della nostra comunità, che nei momenti “caldi” sa farsi trovare pronta. E, a ben vedere, le passioni non hanno telefoni spenti e giorni festivi, perché non li hanno i soprusi. Ma che quadro ci troviamo dinanzi e con cui dobbiamo fare i conti? Un Paese incagliato nella crescita da “zero virgola” che ha ormai dimenticato cosa sia l’ascensore sociale. Avanza nella società il concetto di insicurezza che talvolta fa finanche rima con intolleranza e che stride con l’idea di società aperta ed inclusiva di cui siamo convinti sostenitori. Una cornice che fa il paio con politiche economiche nazionali ed internazionali che negli ultimi anni sono state orientate dall’austerity e dai vincoli di bilancio e che hanno imposto la teoria secondo la quale la riduzione dei diritti, la riduzione dei salari dei lavoratori, potesse essere la scelta giusta per rilanciare l’economia, la competitività, la produttività. 
 
 
Conosciamo bene, dunque, la difficile eredità e la condizione di complessità sistemica dentro cui si inserisce l’interlocuzione della prossima legge di bilancio. Non siamo massimalisti, né velleitari. Epperò, registrando positivamente l’attenzione che il Governo ci sta rivolgendo coinvolgendoci nei vari tavoli, esigiamo alcuni chiari ed urgenti segnali. Intanto, dobbiamo condividere una nuova visione del nostro Paese, che abbia un modello di sviluppo diverso. Pensiamo ad una politica keynesiana degli investimenti, materiali ed immateriali. Siamo d’accordo nel sostenere che lo sviluppo è tale se declinato anche e soprattutto in ambito sociale ed ambientale oltre che economico? Ma ciò comporta l’adozione di politiche industriali comprensibili, in grado di stabilire una strategia, un percorso di innovazione e di crescita, capace di delineare una giusta transizione.
 
 
Siamo soddisfatti se il Governo dichiara di voler ridurre il cuneo fiscale, così da immaginare una busta paga più pesante. Ma bisogna essere conseguenti e meno timidi nei provvedimenti. Vediamo troppa esitazione nella volontà di creare rapporti di lavoro stabili per i giovani. Lavoro, che deve fare rima non soltanto con dignità ma anche con sicurezza, perché non è da Paese civile la lunga lista di donne e uomini che ogni anno siamo costretti a piangere a causa dell’illegalità diffusa; dobbiamo porci l’obiettivo “zero morti sul lavoro”. È esagerato immaginare che alle aziende che violano la sicurezza sul lavoro venga vietata la partecipazione ai bandi della P.A.? Legalità questa sconosciuta. In questi anni la politica ha sostenuto che evadere potesse essere tollerato. Ma chi evade, dobbiamo dircelo, ruba a chi paga le tasse. 
 
 
Com’è possibile che in Italia il peso dell’evasione fiscale ammonti ad oltre 110 miliardi l’anno? E, pertanto, è così irragionevole chiedere di mettere insieme le banche dati di agenzia delle entrate, procure e finanza e costruire un’unica authority dedicata? Occorrono, ancora, risposte più adeguate sul capitolo del rinnovo dei contratti e manca la possibilità di prevedere sgravi per gli aumenti contrattuali. Sembra ancora troppo fragile l’attenzione al Mezzogiorno che è in via di desertificazione nell’attualità della questione meridionale; il rilancio del Paese passa necessariamente da un’idea di sviluppo del Sud in una logica di coesione che deve voler significare inclusione e contrasto alle disuguaglianze. Ad oggi sono carenti i segnali nella direzione delle politiche di costruzione delle pensioni per le donne e per i giovani. Restiamo, inoltre, contrari a quel concetto di salario minimo che identifica nella tariffa oraria la soluzione ad ogni problematica, non distinguendo le professionalità e non garantendo le molteplici coperture derivanti invece dal perimetro contrattuale. Queste tratteggiate sono soltanto alcune delle sfide e delle rivendicazioni che abbiamo chiesto al Governo di intestarsi e che diventerebbero una leva sufficiente per il necessario cambio di rotta. Andremo avanti con caparbietà, confrontandoci con tutti e forti della nostra straordinaria capacità progettuale e di mobilitazione.
 
 
 
 
 
 
 
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