I cantieri al tempo del covid
MAGGIO 2020
Sindacale
I cantieri al tempo del covid
di   Vito Panzarella

 

La repentinità con cui siamo stati colpiti dalla pandemia mai si era verificata in nessun paese del mondo. Nel giro di qualche giorno, a cavallo tra febbraio e marzo, il nostro Paese si è fermato. Non ha rallentato, non ha visto una crisi crescere a poco a poco come nel 2008. No. In quei giorni di marzo la macchina Italia ha inchiodato e ha detto agli italiani di scendere perché i rischi a cui si andava incontro erano disastrosi. Il lockdown ha, ritengo, evitato una catastrofe di dimensioni maggiori di quella che si è avuta. In questi mesi abbiamo vissuto un’esperienza terribile che ha dato la possibilità al Paese di dimostrare la sua forza e unità. E aldilà di tutte le polemiche di cui siamo capaci e che era facile immaginarsi sin dal primo momento, l’Italia, ancora una volta, ha dimostrato di essere una grande nazione, grazie innanzitutto alla sua gente che ha tirato fuori tutte le energie positive necessarie nell’affrontare una situazione fino a poco tempo fa inimmaginabile. Il Governo, come tutti, noi ha cercato di gestire l’emergenza seguendo la sua evoluzione giornaliera, e, come accade in situazioni del genere, tutto, con il senno di poi, potrebbe essere discusso, criticato e contestato. Ma per vincere questa guerra, che non é assolutamente terminata, bisognerà restare uniti fino alla fine e oltre. Occorre continuare sulla strada della consapevolezza, necessaria a non sottovalutare nessuno degli aspetti di gravità del fenomeno, strategia e decisioni. Lo stato deve essere ancora una volta autorevole, centro decisionale finale in grado di ascoltare e fare sintesi delle varie istanze. Serve poi, come è stato finora, la partecipazione attiva di tutti gli italiani, il senso civico che deve indurci al rispetto scrupoloso delle regole per il proprio bene e quello degli altri. E per ultimo, ma non meno importante, serve il senso di responsabilità di tutti, ognuno per il ruolo che è chiamato a svolgere nella società. Il senso di responsabilità che continuano a dimostrare ogni giorno i nostri medici e infermieri e tutti coloro che continuano a combattono questa guerra in prima linea. Ma anche il senso di responsabilità delle forze politiche, di governo e di opposizione, di chi rappresenta le imprese e di chi, come noi, rappresenta i lavoratori. In questi mesi noi, come sindacato del settore costruzioni, ci siamo rimboccati le maniche per prestare sempre più attenzione ai bisogni dei lavoratori e anteporre dinanzi a tutto la salute.

Abbiamo continuato a lavorare senza sosta per garantire assistenza a tutti i livelli e, insieme al Governo, abbiamo contribuito a definire regole chiare e specifiche per i cantieri e i nostri impianti fissi. Per evitare i contagi negli ambienti di lavoro ed adottare i comportamenti più consoni alle differenti esigenze che si sono create abbiamo chiesto e ottenuto un rafforzamento dei nostri enti bilaterali al fine di monitorare tutte quelle attività che, essendo servizi essenziali, sono dovute continuare. Sia per la fase 1 che per la fase 2, abbiamo collaborato per rendere ancora più specifiche le norme contenute nei protocolli Cgil, Cisl, Uil perché le realtà organizzative del cantiere sono particolari e necessitano di essere declinate nel dettaglio: come si entra e si lavora in cantiere, le pause di lavoro, l’uso dei macchinari e degli strumenti personali, le pulizie necessarie, i servizi igienizzanti e i DPI (mascherine e non solo), i servizi di trasporto per e dal cantiere, i servizi di refezione, l’accesso dei fornitori, ecc. Fondamentale il ruolo degli Rsl ed Rlst del sistema bilaterale edile, visto che il protocollo riguarda tutti coloro che entrano in cantiere, anche subappaltatori, fornitori, lavoratori autonomi, professionisti. Per tutte queste figure abbiamo previsto obblighi stringenti che è necessario far rispettare integralmente. Con il MIT per gli appalti Anas e RFI e con le associazioni datoriali per l’edilizia privata, abbiamo previsto tutta una serie di norme senza le quali non può esserci nessuna vera ripresa in sicurezza, perché noi abbiamo a cuore la salute dei nostri lavoratori e delle loro famiglie e non consentiremo a nessuno di speculare su questo. Purtroppo come ci si aspettava i danni economici sono enormi e, per quel che riguarda l’edilizia, che già usciva da una crisi economica durissima l’emergenza sanitaria e il conseguente lockdown hanno influito in modo pesante sulla produzione delle costruzioni. Per il mese di marzo l’Istat stima infatti un crollo del 36,2% congiunturale (destagionalizzato). Il crollo trascina al ribasso anche la media del trimestre che scende del -6,8% rispetto al trimestre precedente. Altrettanto pesante anche il crollo della produzione su base annuale, pari a -33,1% grezzo e a -35,4% corretto per gli effetti del calendario, rispetto a marzo 2019. Secondo i dati forniti dalle Casse Edili il blocco delle lavorazioni nel settore edile ha coinvolto il 95% dei 600 mila lavoratori interessati, una situazione che ha prodotto una richiesta massiva della Cassa Integrazione in deroga e che ha visto un coinvolgimento fattivo delle Organizzazioni sindacali per garantire, ove ve ne fosse la possibilità e disponibilità, l’anticipazione da parte delle imprese della retribuzione, nonché il riconoscimento dei ratei di tredicesima e di tutte le voci correlate.

E’ chiaro che se già in precedenza il settore costruzioni necessitava di investimenti e risorse per superare la crisi economica, ora non ci sono più alibi per rinviare un piano infrastrutturale e di messa in sicurezza del territorio. Soprattutto alla luce del fatto che da più parti sentiamo dire che bisogna puntare sull’edilizia per rimettere in moto il paese e nell’ultimo decreto una certa attenzione è stata data al settore ma è chiaro che, per salvaguardare le imprese e tutelare l’occupazione, occorre pagare subito i debiti arretrati (ancora 6 miliardi solo nel nostro settore), anticipare il più possibile i pagamenti, assicurando il saldo anche in anticipo dei prossimi SAL, riconoscendo i maggiori costi per la sicurezza e la tutela della salute e aggiornando gli importi in virtù di una produzione che, per rispettare le disposizioni stesse, non potrà che avere tempi di lavorazione e consegna più lunghi. E a proposito del ‘Decreto Rilancio’, valutiamo positivamente il potenziamento degli incentivi per il risparmio energetico e il sisma bonus, necessari ad una ripresa del settore dell’edilizia privata, ma siamo più che mai convinti che questi benefici dovranno essere legati alla corretta certificazione di congruità dei lavori, per far ì emergere le decine di migliaia di lavoratori ancora irregolari e sotto pagati. Oggi più che mai, anche per una questione di sicurezza pubblica e dei cittadini, non possiamo più permetterci di accettare un fenomeno che fisiologicamente si attesta nell’ordine del 30% del mercato. Le imprese che fanno nero, in parte o totalmente, oltre a produrre un danno allo Stato al mercato e alla collettività, sono fuori dalle regole anche quelle della sicurezza e dell’anticontagio. Occorre che i privati che decidono di spendere un euro per fare un lavoro edile, ritengano sempre più conveniente farlo in regola fatturando piuttosto che in nero. Dobbiamo sapere sempre dove stanno i nuovi lavori anche quelli più piccoli per avere anche la possibilità di controllare ed evitare che la massa di lavoratori che inevitabilmente perderanno il posto da qui a breve non sia costretta per necessità ad accettare qualsiasi condizione pur di sopravvivere. Se il settore delle costruzioni dovrà quindi essere, come sembra anche nelle scelte di governo, uno dei principali volani della ripresa, occorre che questo motore propulsivo prima di essere acceso sia migliorato e progettato per non incepparsi dopo il primo chilometro percorso e, una volta avviato, vi sia la certezza che sia in grado di generare unicamente quelle che in gergo economico vengono collaterali positivi quindi, innescati a catena dal processo originario: più lavoro, più reddito, più ricchezza, più utili, più entrate fiscali e rilancio dello sviluppo industriale dei settori collegati, più consumi e aumento della domanda interna. Siamo in una fase ancora di emergenza ma non va sprecata l’occasione di migliorare il settore nel medio lungo periodo.

Ciò significa che se anche oggi venissero messi in campo provvedimenti emergenziali e soluzioni normative nel tentativo di semplificare l’apparato normativo e burocratico in materia di appalti pubblici, come si sta pensando di fare in queste settimane, per consentire un più rapido avvio delle opere, bisogna comunque mantenere immutati e prioritari i principi autoregolatori alla base di qualsiasi settore che opera in un libero mercato in regime di vera concorrenza nel rispetto della legalità e della trasparenza, della sicurezza e salute dei lavoratori. In questo lo Stato può e deve giocare un ruolo fondamentale, partendo dalla qualificazione delle stazioni appaltanti per diventare il committente ideale per ogni impresa seria. Vale a dire qualificato nella progettazione, attento ed esigente nella valutazione delle offerte e nell’aggiudicazione, puntuale e rigoroso nel rispetto dei contratti, a partire dalla puntualità nel pagamento dei SAL alle imprese, ma soprattutto rigoroso nei controlli di qualità e inflessibile sui ritardi nei tempi di realizzazione previsti. Secondo noi “risparmio pubblico” non significa seguire il principio del minor costo di aggiudicazione, anzi occorre ove possibile dare la priorità al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, che privilegia l’offerta più valida nel suo complesso, favorendo l’aggiudicazione a imprese sane che siano in grado di realizzare l’opera nei tempi previsti e nel rispetto di norme e contratti garantendo allo stesso tempo la stessa qualità per tutta la filiera del ciclo produttivo.

Se già in tempi normali vi era la necessità di avviare rapidamente le opere infrastrutturali ancora bloccate ma già finanziate, oggi quella diventa l’assoluta priorità. Paradossalmente grazie al lockdown nel mese di aprile si è evitata l’ennesima tragedia. È crollato un ponte tra le province di La Spezia e Massa Carrara e si è evitato il peggio solo perché in quei giorni la circolazione era di fatto bloccata. Ieri come oggi, ribadiamo che è necessario approntare un imponente piano di manutenzione stradale del Paese, investendo sulla messa in sicurezza idrogeologica dei tanti territori soggetti a tale rischio e puntando alla realizzazione di tutte le opere già cantierizzate. Tali azioni dovranno passare attraverso il ripristino del Durc nella sua formulazione originaria e la reintroduzione della Congruità, attraverso il rafforzamento delle tutele dei lavoratori con la Patente a Punti. La pandemia ha portato ad uno stravolgimento epocale delle nostre vite. Ed in questa prima fase di ripresa cominciamo ad accorgerci meglio del perché e di che cosa realmente significa. Il senso di comunità ritrovato in questi mesi non deve essere smarrito ma rafforzato per aiutarci a vicenda, confrontarci e capirci. Le relazioni industriali stanno cambiando in queste settimane e migliaia sono stati gli accordi raggiunti a tutti i livelli, sia per consentire la prosecuzione del lavoro dove era possibile o indispensabile, sia per facilitare la sospensione laddove la sicurezza non era garantita. Il sindacato è tornato ad essere un punto di riferimento essenziale, se mai avesse smesso di esserlo per qualcuno, per le istituzioni e per i lavoratori. Facciamo tesoro di tutto questo per uscir fuori dall’emergenza più forti di prima e migliori. Questa esperienza ha riportato al centro la persona e ciò influirà non solo sul modo di gestire il lavoro, ma anche sulla politica economica e industriale del Paese. La Uil da sempre crede nella necessità di perseguire una crescita più equilibrata, capace di coniugare la salvaguardia dei diritti fondamentali con le esigenze della crescita economica. Perché dunque non approfittare di questa crisi, che rimettendo in discussione un po’ tutto può essere un’occasione di rinascita, per provare a cambiare ciò che prima non andava e darci nuove possibilità e migliori orizzonti di crescita, incentrati sulla qualità e la sostenibilità per tutti.

 

 

*Segretario Generale Feneal Uil

 

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