Certo, possiamo confermare ciò che abbiamo già detto, in questo mese, in più di una circostanza. La Uil ha apprezzato la disponibilità dimostrata dall’Esecutivo e la conseguente ripresa del dialogo, ma proprio per questo motivo ci saremmo aspettati decisamente di più. C’è qualche aspetto positivo, ma potremmo dire che, nel cambio di passo, il Governo è inciampato nella carenza di risorse. Peraltro, il problema strutturale di questa manovra sta nel fatto che, purtroppo, è stato necessario concentrarsi sulla sterilizzazione dell’aumento dell’Iva e, a questo scopo, sono stati utilizzati oltre 23 miliardi. Era giusto e necessario procedere in questo modo, ma faccio due osservazioni. Se per i beni di lusso ci fosse stato un incremento di questa imposta, non sarebbe stato affatto un problema. Un intervento più mirato e non generalizzato avrebbe consentito lo spostamento di risorse verso altri capitoli. Non solo, vorrei ricordare che alcune stime parlano di un’evasione dell’IVA pari a 46 miliardi: sarebbe stato sufficiente recuperarne la metà per sterilizzare l’aumento. È vero che i 6 miliardi e mezzo rimasti a disposizione sono stati indirizzati, prevalentemente, verso scelte indicate nella nostra piattaforma, ma è troppo poco per parlare di una vera svolta.
Una decisione sicuramente condivisibile è stata quella di attribuire priorità al taglio del cuneo fiscale a favore dei lavoratori dipendenti, ma - ripeto - le risorse messe in campo conferiscono poco peso a questo importante risultato. Il Governo, poi, non ha avuto la determinazione di inserire, già in questa manovra, l’auspicata detassazione degli incrementi contrattuali che, invece, avrebbe potuto sopperire a quella mancanza, dando un segnale di inversione strutturale di tendenza. E poi, qual è il criterio che adotteranno per redistribuire le
risorse? Non è un aspetto di secondo piano. Infine, è vero che qualche avanzamento è stato fatto sul fronte dell’evasione fiscale, ma non sono state accolte tutte le nostre rivendicazioni, finalizzate a rendere ancora più efficace la lotta a questa forma di illegalità così socialmente ingiusta ed economicamente devastante.
Intanto, vorrei dire che l’Assemblea di Milano è stata un’iniziativa davvero importante che ha dimostrato, semmai c’è ne fosse stato bisogno, la voglia di partecipazione dei nostri militanti e della nostra gente. Il Forum di Assago era stracolmo in ogni suo angolo, al di là di tutte le più rosee previsioni: un’altra conferma della validità delle nostre rivendicazioni. Ciò detto, è giusto ribadire perché noi insistiamo così tanto sulla necessità di ridurre le tasse. Siamo tutti consapevoli, ormai, che nel nostro Paese, il livello della tassazione per i lavoratori dipendenti e pensionati è decisamente superiore alla media europea. Tutti coloro che percepiscono questi redditi, peraltro, sono gli unici a pagare le tasse sino all’ultimo euro. Anzi, il sistema di ritenuta alla fonte determina, di fatto, prima il versamento all’Erario e poi la corresponsione del dovuto. Tanto è vero che quando si rivendica una cifra per l’aumento contrattuale, nelle piattaforme che si consegnano alla controparte la cifra richiesta è espressa al lordo. Dunque, lavoratori dipendenti e pensionati guadagnano poco e pagano sempre e tanto. Al punto che l’85% delle entrate fiscali deriva proprio da quei versamenti. Col passare del tempo questa situazione ha determinato una distorsione macroeconomica ingiusta e controproducente per tutto il sistema. La riduzione del potere d’acquisto che ne è scaturita, infatti, si è riverberata sull’economia nel suo insieme. Non ci sono insomma, nelle tasche di queste categorie le risorse necessarie per generare un aumento della domanda interna. E così le aziende che producono per il mercato interno sono andate in affanno, con conseguenze negative sull’attività produttiva e sull’occupazione. Ecco perché ridurre le tasse a queste categorie di cittadini, alla fine dei conti, conviene a tutti.
Esatto. La cosiddetta mini rivalutazione è così irrisoria da essere irritante, tanto più che per le pensioni non è stata prevista neanche alcuna riduzione delle tasse. I pensionati, peraltro, aspettano ancora una legge sulla non autosufficienza e l’abolizione dei superticket. Ed ecco perché saranno in piazza sabato 16 novembre. La Uil sosterrà la manifestazione e chiederà alle categorie degli attivi di fare altrettanto, garantendo una presenza particolarmente significativa.
Le risorse sono insufficienti per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego ed è molto probabile che, anche in questo settore, saranno messe in campo forti iniziative di mobilitazione: le nostre categorie non escludono nulla. Bisogna, poi, che siano mantenuti gli impegni assunti per la scuola e servono, inoltre, più risorse per gli investimenti pubblici e privati in infrastrutture, per il Mezzogiorno e per gli altri capitoli contenuti nella nostra piattaforma unitaria che hanno ricevuto risposte insoddisfacenti. Restano urgenti le risposte da dare alle tante crisi industriali aperte, sia attraverso interventi specifici sia tramite la definizione di linee strategiche a sostegno del tessuto industriale e produttivo del Paese. Ci sono alcune questioni che si possono affrontare e risolvere subito, a partire dalla necessità di “blindare” quel poco che è stato possibile ottenere come, ad esempio, la conferma di quota 100. Per molte altre situazioni, invece, è necessario avviare al più presto tavoli specifici, come quelli sul fisco e sulla previdenza, assumendo impegni chiari per giungere, in pochi mesi, prima del prossimo Def, a proposte condivise che diano risposte concrete ai lavoratori dipendenti, ai pensionati e ai giovani in cerca di lavoro.
Il nostro Sud non deve arrendersi e noi incalzeremo il Governo perché si investa in infrastrutture materiali e immateriali. Non proponiamo opere di cementificazione, ma vogliamo che si metta in sicurezza il territorio che, nel Sud, è a rischio sismico e idrogeologico. È necessario, perciò, che si spendano tutte le risorse a disposizione, in particolare quelle che vengono erogate dall’Unione europea. E a tal proposito servirebbe una cabina unica di regia che coordini questo percorso, per evitare che si blocchi tutto: abbiamo chiesto al Governo che, attraverso il Ministero per il Mezzogiorno e per la coesione territoriale, si possa avere questo strumento per controllare dove si realizzano le opere e dove, invece, non si attuano. Nel Sud non viaggiano le persone, né le merci, né le idee: se non c’è lavoro i giovani vanno via e c’è il rischio che si pregiudichi il futuro di tutti. È necessario che, con la realizzazione di progetti di sviluppo, queste Regioni contribuiscano alla crescita del nostro Paese.
Il ritiro della procedura di vendita da parte di Whirlpool è un buon risultato, ma non è ancora la conclusione positiva di questa complessa vicenda. La lotta incessante dei lavoratori e l’impegno del Sindacato di categoria hanno pagato: questa determinazione ha convinto l’Azienda a fare un primo passo indietro. Ancora non basta, però, bisogna proseguire lungo questa strada. Lo sciopero del 31 ottobre ha dimostrato alla Whirlpool e al Governo che lavoratori e Sindacato credono che siano possibili, e perciò le rivendicano, soluzioni definitive, rispettose degli accordi sottoscritti e tali da garantire prospettive produttive e occupazionali per tutti gli stabilimenti del Gruppo e per tutti i lavoratori.
La proposta di accordo tra Fca e Peugeot è una buona notizia perché nel settore le aggregazioni sono ormai una precondizione per poter presidiare segmenti importanti del mercato automobilistico e, dunque, per assicurare un futuro e una prospettiva ai Gruppi interessati. Ora, però, la Fca deve mettere in campo progetti di sviluppo, a partire dalla conferma degli investimenti e dalla garanzia di una continuità produttiva e occupazionale per tutti i suoi stabilimenti. Ci sono, inoltre, le condizioni per attribuire ai lavoratori il giusto riconoscimento per i sacrifici e l’impegno con cui hanno contribuito al raggiungimento di questi obiettivi. Il confronto con il Sindacato di categoria è stato uno strumento essenziale per gestire tutte queste fasi: il dialogo sarà ancora più importante per costruire un percorso di crescita.