Sindacale
L’economia lombarda gli indicatori 2018-2019 confermano. Un crescita però ora in frenata
di Danilo Margaritella pagina 28
E’ da tempo che la UIL, insieme alle altre organizzazioni sindacali, hanno messo al centro della loro discussione e azione il gap economico e sociale tra Nord e Sud. È da tempo che denunciamo un impoverimento produttivo dei nostri territori, lo smantellamento della nostra industria, così come la crisi di settori, che pur ci davano sicurezza, come la grande distribuzione e il settore edilizio, pietra angolare di ogni economia. Non siamo rimasti sorpresi, quindi, quando lo Svimez, un pò di tempo fa, ci ha parlato di “desertificazione industriale” della Campania e del Mezzogiorno, perché noi, nostro malgrado, già misuravamo ed eravamo consapevoli degli alti tassi di disoccupazione e povertà dei nostri territori, così come eravamo a conoscenza della cosiddetta “fuga dei cervelli” e del fatto che insieme alle “teste” perdevamo anche l’anima, la forza ed il coraggio del Sud e del suo futuro. E non è un caso, quindi, che abbiamo voluto fortemente la manifestazione del 22 giugno a Reggio Calabria, proprio lì, alla punta estrema di un vecchio scarpone dimenticato che è il Meridione italiano, senza il quale, per usare una metafora, cammina storta e lenta la nostra Italia in Europa. E non ci siamo di certo fermati, perché, mentre scrivo, la UIL Campania insieme alla CGIL, alla CISL e alle categorie, hanno messo in moto “la macchina” dello sciopero del 31 ottobre per i lavoratori Whirlpool e per ottenere un piano di sviluppo per Napoli e per la Campania che veda la crescita ed il rilancio di settori come l’industria, il terziario ed i servizi. Il messaggio che lanciamo non lascia spazio ad interpretazioni: “senza industria, Napoli e la Campania muoiono” così come ha detto Giovanni Sgambati.
Da un lato, quindi, vogliamo il rispetto degli impegni presi dalla multinazionale americana per lo stabilimento di via Argine che conta più di 400 operai, vogliamo tutto lo sforzo e gli strumenti possibili da parte del governo in primis e, della altre istituzioni poi, affinché l’azienda resti nella nostra città. Dall’altro canto, invece, chiediamo un piano concreto di sviluppo per una parte del Paese che continua ad arrancare e al quale non basta di certo il reddito di cittadinanza. In linea con le nostre confederazioni nazionali, non ci siamo limitati a lanciare anatemi o ad alzare il dito contro questi e contro quelli, al di là della protesta, abbiamo fatto proposte. Il 29 luglio, inconsapevoli di una nuova crisi di governo dietro l’angolo, dopo mesi di lavoro, abbiamo presentato le nostre proposte ragionate, chiare, consapevoli, frutto di un’analisi dettagliata del territorio, delle sue problematiche e vertenze, declinandole all’interno delle piattaforme unitarie di CGIL CISL UIL sia per l’area metropolitana che per il territorio regionale. Partendo dalla Whirlpool e da Napoli Est, passando per Bagnoli, periferie della nostra ex industria, per poi volgere i riflettori su tutti i territori messi in ginocchio, l’area torrese stabiese, la provincia di Caserta, con gli oramai ex lavoratori del bacino di crisi, senza dimenticare le aree interne, quella irpina e quella sannita, così come le crisi industriali nel salernitano.
Abbiamo ribadito l’importanza di servizi, che sono poi luogo di diritti essenziali del cittadino e del lavoratore, la sanità, il trasporto pubblico, la scuola e il welfare sempre penalizzato, sempre lasciato sullo sfondo, come se la modernità e la civiltà di un Paese non si misurassero dalla efficienza e dalla funzionalità di questi settori. Lo sciopero del 31 ottobre è solo l’inizio di una strada che, come UIL Campania, ci auguriamo abbia lo sbocco delle risposte e delle soluzioni serie da parte delle istituzioni locali per la crescita dei nostri territori. E c’è un’altra battaglia che la UIL continua con convinzione a Napoli, in Campania, quella per i diritti dei popoli migranti. Battaglia cominciata con la chiusura dei porti, con la guerra dichiarata alle ong, contro i salvataggi in mare e contro tutti coloro che indignati reclamavano il diritto alla vita, alla umanità e, in taluni casi, al buon senso. Siamo scesi in piazza insieme, senza la presunzione inutile delle “appartenenze”, facendo rete con centinaia di associazioni del territorio che si occupano di accoglienza ed integrazione, accomunati dall’indignazione e dalla volontà di non restare in silenzio di fronte ad un’ondata preoccupante di razzismo ed xenofobia che ha visto, solo a Napoli, numerosi episodi di intolleranza e violenza a discapito di immigrati integrati da tempo. E stiamo continuando, con il sostegno della nostra confederazione, la raccolta di firme per la campagna #ioaccolgo per cambiare i decreti sicurezza (diventati legge) che, con un colpo di spugna, hanno cancellato, tra le altre cose, la protezione umanitaria e un sistema di accoglienza che guardava alla vera inclusione ed integrazione di donne, uomini e bambini sopravvissuti a guerre, violenze e miseria.
* Segretaria Regionale della UIL Campania