“Fisco più leggero, salari e pensioni più pesanti”
GENNAIO 2018
Intervista a Carmelo Barbagallo
“Fisco più leggero, salari e pensioni più pesanti”
di   Antonio Passaro

 

 

Barbagallo, ci lasciamo alle spalle un 2017 impegnativo. Tanti i capitoli affrontati: dai contratti alla previdenza, dalle crisi aziendali all’occupazione. E ci troviamo nel 2018 ancora con tante questioni da risolvere. Purtroppo, abbiamo iniziato l’anno con due gravi incidenti sul lavoro: il disastro ferroviario di Pioltello e la tragedia al Lamina di Milano…

Sono tragedie che colpiscono lavoratori, operai, pendolari. Sono gli ennesimi incidenti sul lavoro che toccano tanti cittadini. In questo momento di dolore, noi esprimiamo profondo cordoglio alle famiglie delle vittime e sentimenti di vicinanza ai tanti feriti. Per entrambe le vicende, abbiamo chiesto alle autorità giudiziarie di accertare subito i fatti e di fare giustizia; alle Istituzioni, di creare le condizioni per rendere l’attività ispettiva più frequente ed efficace.

 

Basterebbe solo questo?

No, su questi specifici aspetti servono un piano e una regia nazionali in una logica di investimento e di messa in sicurezza per evitare che si verifichino ancora simili tragedie. È inaccettabile, infatti, che si ripetano incidenti analoghi: ora basta, occorre intervenire. Peraltro, la Uil, insieme a Cgil e Cisl, si appresta a chiedere un rafforzamento dei poteri di controllo dei rappresentanti sindacali per la sicurezza. Bisogna investire di più in questo ambito, a partire dalla formazione dei lavoratori, fondamento essenziale dell’azione di prevenzione. Le leggi ci sono, bisogna farle rispettare.

 

Veniamo alla stagione dei contratti nel pubblico impiego: a che punto siamo?

E’ di poche settimane fa la firma del contratto per i lavoratori del comparto sicurezza, della polizia e delle Forze armate. Si tratta di un altro importante tassello per la ricostruzione del quadro dei diritti contrattuali di cui sono stati privati, per troppi anni, milioni di lavoratori. Il rinnovo contrattuale è un diritto basilare e fondamentale, in assenza del quale viene meno la dignità del lavoro e, inoltre, non vengono redistribuite le risorse per rilanciare la domanda interna e l’economia del Paese. Senza contratti, dunque, non c’è giustizia sociale né efficienza economica.

 

Ne mancano altri?

Si, bisogna completare, bene e rapidamente, tutto il percorso. Restano, infatti, da firmare tutti gli altri ancora in sospeso, a cominciare da quelli della Scuola, Università e ricerca, della Sanità, degli Enti locali, dei Vigili del fuoco.

 

A proposito dei contratti, la trattativa per la riforma del sistema contrattuale sta mettendo a dura prova la tenuta dei rapporti unitari. Qual è la posizione della Uil?

Noi dobbiamo fare i sindacalisti e perciò dobbiamo fare gli accordi. Non ho nessuna intenzione di dare continuità alla pratica degli accordi separati, ma gli accordi vanno fatti, perché un Sindacato che non fa accordi diventa una bocciofila. Peraltro, la velocità dei cambiamenti in atto è tale che un nuovo modello contrattuale, comunque, non sarebbe destinato a una lunga durata. Ecco perché non ha senso far trascorrere così tanto tempo prima di giungere a un’intesa su questo capitolo. A tal proposito, noi dobbiamo recuperare l’unità d’azione sindacale e dobbiamo darci regole certe per poter decidere. Purtroppo, però, negli interventi di Susanna Camusso e di Annamaria Furlan ho riscontrato troppa timidezza rispetto alla necessità dell’unità sindacale. Noi dobbiamo vedere come proseguire la trattativa con Confindustria.

 

Hai ribadito che il 2018 dovrà essere l’anno di una grande vertenza fiscale. Può essere questo il terreno sul quale riprendere il filo del rapporto unitario?

Sicuramente. “Fisco più leggero, salari e pensioni più pesanti”: dovrà diventare una sorta di mantra perché la ripresa dell’economia nazionale passa anche per una crescita dei redditi fissi. Non è solo una questione di giustizia. In questo modo, infatti, si può garantire un aumento della domanda interna con ricadute positive sulle imprese e sull’occupazione.

 

La vicenda Embraco ha portato alla ribalta la questione delle multinazionali e la necessità di intervenire per evitare scelte unilaterali che si riverberino sui lavoratori e sui territori coinvolti. Come bisognerebbe intervenire?

Non possiamo continuare ad assistere allo smantellamento del nostro patrimonio industriale e occupazionale e a subire le decisioni delle multinazionali che puntano esclusivamente a massimizzare i loro profitti. Noi chiediamo che si favoriscano gli investimenti produttivi nel nostro Paese e che si creino le condizioni per attrarre capitali esteri. E’ indispensabile, però, definire anche delle regole a livello internazionale ed europeo, oltreché a livello nazionale, che sanzionino le decisioni, dalle negative conseguenze sociali, assunte unilateralmente. I partiti impegnati nella campagna elettorale facciano concrete e documentate proposte in merito e si assumano l’onere di adottare provvedimenti conseguenti: chi davvero intende occuparsi di lavoro, di diritti, di tutele e di sviluppo si cimenti su questo terreno.

 

Il sindacato in questo contesto cosa può fare?

Il punto è che alla riduzione dei diritti e allo strapotere delle multinazionali non si può rispondere con logiche “locali”. È necessario dare più forza al Sindacato europeo e a quello mondiale. Per sconfiggere il liberismo che impera, per evitare una sistematica riduzione dei redditi dei lavoratori e, in particolare, di quelli delle nuove leve, per restituire speranza ai giovani serve più Sindacato nel mondo.

 

Hai partecipato agli Stati generali delle politiche giovanili, organizzati dal Forum nazionale dei giovani. Si è parlato anche di lavoro e precarietà. Quali sono, a tal proposito, le tue preoccupazioni?

Sono molto preoccupato per l’affermazione di alcune piattaforme digitali che, spesso, offrono lavoro ai giovani, ma, di fatto, realizzano forme moderne di caporalato o di intermediazione parassitaria. Non è questo il futuro che si può riservare ai nostri giovani ai quali dico che, per guadagnare i propri spazi, devono sgomitare.

 

E per essere più vicina al mondo dei giovani la Uil e la Uilweb.tv in questi giorni hanno lanciato un video contest dal titolo “Job Ciak – I giovani riprendono il lavoro”…

E’ un’iniziativa con cui il Sindacato intende dare spazio e voce alle nuove generazioni su un tema centrale per la loro vita, ma anche per il futuro del Paese. L’obiettivo del contest è quello di ascoltare le proposte, le preoccupazioni e le aspettative dei giovani aprendo un canale di dialogo nelle forme e nei linguaggi propri delle giovani generazioni.

 

Un’ultima riflessione. Il 27 gennaio si è celebrata la giornata della memoria: che messaggio possiamo dare ai nostri giovani?

Intanto, volevo ricordare che abbiamo espresso vivo apprezzamento per la decisione del Presidente della Repubblica di nominare Liliana Segre senatrice a vita: a lei vanno le nostre sincere e affettuose felicitazioni. È un giusto riconoscimento all’impegno di una vita per la pace e la libertà, un omaggio al valore della memoria, ma è anche una concreta risposta a ogni incivile e inaccettabile rigurgito di violenza, di intolleranza e antisemitismo. La memoria degli orrori della Shoah deve essere un monito immanente. L’impegno per il dialogo e la crescita sociale ed economica, unitamente a un percorso educativo e culturale che coinvolga soprattutto i giovani, possono essere, al tempo stesso, un antidoto contro quelle storture e uno strumento per l’affermazione dei valori della vita. La Uil proseguirà nella sua azione per l’affermazione dei principi fondanti del dialogo e della civile convivenza.

 

 

 

 

 

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