Il rinnovo del contratto nel comparto delle funzioni centrali.
GENNAIO 2018
Sindacale
Il rinnovo del contratto nel comparto delle funzioni centrali.
di   Nicola Turco

 

 

La sottoscrizione del nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto delle Funzioni Centrali costituisce il punto di arrivo di un’interminabile battaglia, portata avanti con grande forza e determinazione. Si tratta di un traguardo che ci riempie di orgoglio per il ruolo di protagonista che la Uil ha rivestito nel corso della lunga e sofferta trattativa. Dopo quasi nove anni di buio, possiamo affermare – senza ombra di dubbio – che il risultato conseguito è oltremodo soddisfacente, in quanto assolutamente in linea con gli obiettivi che per lungo tempo abbiamo perseguito con eccezionale abnegazione, una conclusione positiva anche se, in alcuni momenti, è potuta apparire come una irraggiungibile chimera.

Abbiamo veramente combattuto e lottato fino in fondo per far sì che la parte datoriale accogliesse molte delle nostre richieste e che l’ipotesi di contratto sottoscritta divenisse la reale espressione di una netta inversione di tendenza rispetto ai profili tracciati dalla famigerata riforma Brunetta, seppure in parte mitigati dai decreti attuativi emananti dal Ministro della P.A. Marianna Madia, in attuazione della sua legge di riforma della P.A.

La nostra pervicacia ha reso possibile il pieno rispetto dell’Accordo del 30 novembre 2016, che aveva sancito il riequilibrio del rapporto tra le fonti – legge e contratto – accordando, anzi, un maggior favore alla contrattazione, un accordo da cui tuttavia – in molti momenti – il Governo aveva cercato di disallinearsi senza un apparente giustificato motivo. Peraltro, tali motivi hanno anche determinato il dilatarsi dei tempi per la stipula dell’ipotesi, suscitando molto spesso il malumore dei lavoratori nei confronti della stessa parte sindacale. Certo è che la nostra Organizzazione Sindacale non avrebbe potuto sottoscrivere un accordo che, seppure rispettoso degli incrementi contrattuali previsti nell’intesa dello scorso anno, non avesse inciso in maniera sostanziale sulla parte normativa attraverso la restituzione del pieno ruolo alla CONTRATTAZIONE.

Questo è stato il leitmotiv della battaglia che abbiamo portato avanti, il punto nodale sul quale è stata improntata la sfida al Governo e se oggi siamo in grado di affermare che la lotta e l’attesa non sono state vane lo dobbiamo proprio alla nostra caparbietà, che ci ha consentito di portare a casa un grande risultato!

Infatti, al di là degli aspetti economici - quali l’aumento medio pro capite di 85 euro e la salvaguardia del bonus degli 80 euro per coloro che lo percepivano cui si aggiunge la destinazione degli aumenti al solo trattamento economico tabellare nonché l’elusione di effetti indesiderati sul salario accessorio - l’elemento più eclatante di questo rinnovo contrattuale è quello di essere riusciti a riappropriarci della maggior parte delle materie sottratte alla contrattazione, lasciando solo un minimo residuo al confronto che rimane pur sempre un ambito negoziale nell’ambito del quale è possibile orientare le scelte in uno spazio quanto più possibile condiviso.

Dopo l’esproprio ex lege operato nei confronti della contrattazione collettiva e del ruolo del sindacato, il nuovo CCNL del personale delle funzioni centrali - innovando l’attuale sistema delle relazioni sindacali - ripristina la centralità della fonte contrattuale quale strumento naturale per la disciplina del rapporto di lavoro, dei diritti e delle garanzie dei lavoratori e restituisce alla contrattazione materie importanti, introducendo anche nuove forme di carattere negoziale, quali il confronto e l’organismo paritetico per l’innovazione.

Tali nuovi strumenti consentiranno di favorire la massima condivisione possibile delle scelte che hanno riflessi sulla gestione del rapporto di lavoro, recuperando a livello negoziale spazi di interlocuzione fondamentali su materie quali l’organizzazione del lavoro, la regolamentazione e le articolazioni delle tipologie dell’orario di lavoro, i criteri generali di priorità per la mobilità tra sedi di lavoro dell’amministrazione, i criteri generali dei sistemi di valutazione della performance, i criteri per il conferimento e la revoca degli incarichi di posizione organizzativa.

Il nuovo organismo paritetico per l’innovazione, infatti, potrà consentire di formulare proposte all’amministrazione o alle parti negoziali della contrattazione integrativa in materia di organizzazione e innovazione finalizzate al miglioramento dei servizi, alla promozione della legalità, della qualità del lavoro e del benessere organizzativo, alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, alle misure di prevenzione dello stress lavoro- correlato, eccetera. Con il nuovo sistema di relazioni sindacali e, in particolare, con la costituzione dell’Osservatorio paritetico tra Aran e Organizzazioni sindacali, si pone un argine all’assunzione di atti unilaterali delle amministrazioni in caso di mancato accordo in sede decentrata.

A livello territoriale, quindi, la contrattazione integrativa potrà tornare a svolgersi sulle posizioni economiche, sull’articolazione dell’orario di lavoro, sui criteri per la valutazione della performance, sui turni, sulla reperibilità, sugli aspetti organizzativi dei servizi, eccetera. Nel mese di giugno del 2015, la Corte Costituzionale, chiamata pronunciarsi sull’illegittimità costituzionale del blocco dei contratti nel pubblico impiego disposto nel lontano 2010, aveva emesso  n sentenza parzialmente favorevole che, pur escludendo qualsiasi possibilità per il recupero salariale di quanto perso negli anni trascorsi, allo stesso tempo sanciva l’illegittimità del blocco della contrattazione e – nello specifico – del suo reiterarsi.

Quella che infatti era nata come una misura di carattere prettamente emergenziale si stava trasformando in un rimedio strutturale per la tenuta dei conti pubblici. All’epoca, lo ricordiamo, le stime prodotte dalla Ragioneria e dall’Avvocatura generale dello Stato, che quantificarono in 35 miliardi di euro il costo del mancato rinnovo contrattuale, fornirono la sponda per escludere la possibilità di retroattività della sentenza – che avrebbe in tal modo aperto una voragine nel bilancio dello Stato – ma nello stesso tempo fornirono una stima ufficiale del costo di un rinnovo contrattuale e, conseguentemente, delle risorse necessarie per lo stesso.

Proprio sulla base di tali valutazioni, la nostra Organizzazione Sindacale non esitò a manifestare espressamente la sua posizione sul reale fabbisogno finanziario necessario per un rinnovo contrattuale degno di questo nome, per il quale si rendevano necessari sette miliardi di euro, facendosi nel contempo portavoce di progetto inteso a far sì che, in vista della riapertura delle trattative per il rinnovo dei contratti, venisse assunto da parte del Governo un impegno concreto volto al superamento delle norme contenute nella riforma Brunetta, con particolare riferimento ai sistemi di valutazione nonché rispetto alle materie sottratte alla contrattazione collettiva, sollecitando in tutti i modi la riattivazione della legislazione contrattata tra A.R.A.N. e organizzazioni sindacali sui vari aspetti del rapporto e dell’organizzazione del lavoro.

L’accordo siglato il 30 novembre  2016 in un certo senso ha reso giustizia alle nostre rivendicazioni. La sua valenza, infatti, travalicava il mero riconoscimento del diritto agli aumenti economici e costituiva l’emblema di una inversione di tendenza che potremmo definire “storica”.

Abbiamo, dunque, trascorso l’intero 2017 a rivendicare l’esigibilità del contenuto dell’Intesa e, dopo l’apertura delle trattative, a manifestare l’intransigenza rispetto a qualsiasi forma di mediazione sulla contrattazione, che doveva rimanere il caposaldo del nuovo contratto. In un corretto sistema di relazioni sindacali il confronto è indispensabile, il Sindacato deve partecipare ai processi decisori di organizzazione della forza lavoro presente nell’apparato istituzionale, deve poter assicurare il corretto impiego delle attitudini professionali dei dipendenti, salvaguardandone la crescita e garantendo così anche il massimo risultato nei processi produttivi, i quali nelle pubbliche amministrazioni trovano il naturale bacino di utenza nei destinatari individuali ed esponenziali dell’azione amministrativa ovvero in tutti i soggetti di diritto.

Nel corso del rush finale della trattativa, nonostante l’accoglimento della quasi totalità delle nostre proposte, abbiamo dovuto reiterare il nostro diniego rispetto al perdurare di formulazioni che non ritenevamo soddisfacenti rispetto ai nostri obiettivi sull’organizzazione del lavoro. All’alba del 23 dicembre, per la precisione alle ore 4.00, finalmente, abbiamo sottoscritto l’ipotesi e lo abbiamo fatto soltanto dopo l’inserimento all’articolo 7, comma 6 (che elenca le materie oggetto di contrattazione integrativa) della lettera v) “riflessi sulla qualità del lavoro e sulla professionalità delle innovazioni tecnologiche inerenti l’organizzazione di servizi”, che rende giustizia alla nostra interminabile battaglia.

Una battaglia che, ricordiamo, ha fatto sì che l’ammontare delle risorse economiche passasse dai 300 milioni di euro appostati nella legge di stabilità per il 2016 a ben 5,4 miliardi complessivi per il rinnovo triennale 2016-2018, una cifra che si avvicina moltissimo alla cifra di 7 miliardi più volte rivendicata. Ma, al di là degli incrementi economici, l’elemento più importante di tutta la vicenda è costituito dal ripristino del ruolo della contrattazione, che torna a riappropriarsi di quanto sottratto dal suo perimetro.

Sulla base delle nuove previsioni contrattuali, sarà infatti imprescindibile che le parti, oltre a partecipare all’atto, siano d’accordo sul contenuto dello stesso. Del resto - nel mondo del lavoro sia pubblico sia privato - ciò non può che avvenire se non attraverso una contrattazione degna di questo nome.

La riconquista di uno spazio per noi vitale, quello della contrattazione, ci consente di poter riappropriarci della piena funzione di rappresentanza, attraverso il recupero di quel ruolo negoziale che ci spetta e che - in virtù del nuovo sistema di relazioni sindacali disciplinato dal CCNL sottoscritto a fine dicembre - possiamo tornare ad esercitare.

Il Sindacato costituisce l’ultimo baluardo di democrazia per arginare la deriva del Paese e noi del Pubblico Impiego dobbiamo impegnarci a farlo sopravvivere e a renderlo forte. Il nostro compito, il nostro dovere è quello di continuare a fare il bene dei lavoratori e ad essere il loro punto di riferimento. Nella vertenza per i rinnovo del contratto nel comparto delle Funzioni Centrali la UILPA, sostenuta e supportata da una grande Confederazione, ha fatto tutto ciò che era nelle condizioni di poter fare, grazie soprattutto alle nostre idee ed alla nostra determinazione. Il nostro è un Sindacato che svolge responsabilmente la sua missione che è quella di tutelare lavoratori e cittadini, costi quel che costi.

 

 

 

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