Il Fatto
Ciao Vanni
di Antonio Foccillo pagina 1
Settembre 2019
Voglio iniziare questa volta il fatto in modo inusuale. Questo numero in parte è dedicato al ricordo di Raffaele Vanni e anch’io voglio rendere omaggio alla sua persona con un piccolo ricordo. Molti più autorevoli di me hanno tratteggiato la sua figura, le sue opere e il suo ruolo che ha avuto nel movimento sindacale e nella Uil. Vorrei partire dalla deferenza, rispetto e ammirazione con cui ci si approcciava da parte di noi giovani con queste figure che hanno fatto la storia della nostra organizzazione, ma soprattutto quanto si prestava la giusta attenzione verso coloro i quali hanno fatto da maestri nella vita di ognuno di noi.
E Vanni è stato un maestro di sindacato, di cultura, di intellettualità e di valori. Come non ricordare che la sua impostazione era nata dal pensiero laico, essendo un laico mazziniano, e che per questo uno dei suoi cavalli di battaglia è stata da sempre la partecipazione del sindacato e dei lavoratori, di cui ne ha fatto una strategia per la Uil, anche negli anni difficili. Era il suo mantra. Tanto è vero che la utilizzò in tanti momenti e che raggiunse l’apice quando La Malfa propose al sindacato la partecipazione alle riforme in cambio di una moderazione dei salari. Fu chiamata la politica dei redditi che poi, successivamente, con Ciampi ha ritrovato la sua espressione più concreta, anche se, impropriamente fu individuata come la politica di concertazione che era lo strumento e non la politica, che restava quella dei redditi.
La sua filosofia di vita laica l’ha espressa in tanti momenti della sua vita, sempre rispettoso degli altri, mai considerati nemici ma sempre interlocutori con cui dialogare e condividere percorsi, analisi e strategie. A volte anche duro nelle sue posizioni, ma sempre dopo aver messo in dubbio le sue certezze e dopo avere ascoltato gli altri che potevano, riconosciuti nella loro libertà di pensiero, esprimere consenso o disapprovazione delle sue valutazioni, quando si rendeva conto che le sue idee erano giuste.
Fu fra i fondatori della Uil e contribuì a scrivere il manifesto della Uil dove si possono leggere altri due concetti fondamentali del suo pensiero: “… in piena indipendenza da ogni ingerenza politica, governativa o confessionale, nella visione di una migliore società”… “impegnarsi ad imporre alle altre organizzazioni sindacali, nei limiti più ampi e possibili ed attraverso un sano e coerente indirizzo sindacale, impostazioni e soluzioni unitarie dei problemi che interessano i lavoratori”.1
Quindi due concetti a cui si è attenuto sempre nella sua vita sindacale e che sono stati alla base della nascita della Uil. Indipendenza, perché rifiutava che il sindacato nella sua azione potesse essere guidato da ingerenze di vario genere che non solo influenzassero la sua azione ma che anche potessero imporre le loro strategie. Unità, dobbiamo ricordare il contesto, il sindacato in quegli anni tumultuosi, nonostante il patto unitario del 48, si scisse, nel 1950, in tre organizzazioni proprio perché i dirigenti che poi fondarono la Uil e la Cisl non accettavano che quello unico utilizzasse le lotte per fini politici.
Unità che l’ha caratterizzato in molti passaggi ed in particolare da segretario generale negli anni 70 come lui stesso sostiene: “Dal 1969 al 1973 sono stato dipinto in più modi dai tanti articolisti della cronaca politica, prima come unitario (il convegno del Belli) poi come antiunitario (l’intervista all’Europeo), spesso mi si è fatto apparire come ‘ballerino’. Oggi forse si dovrebbe ammettere che il patto federativo2 è stato il momento più avanzato di unità sindacale3”.
Infine un’altra sua idea guida che lo accompagnò nella sua vita sindacale a cui doveva essere rivolta ogni azione e strategia del sindacato fu una società più giusta e più equa.
Un altro concetto importante del suo pensiero, pur propugnando l’indipendenza dalla politica, fu il sindacato soggetto politico.
Egli affermava: “il sindacato è soggetto politico… il sindacato è parte della società politica anche quando rivendica la sua caratteristica di soggetti politico autonomo”4. Particolarmente importante il ruolo che ebbe nelle politiche internazionali ed europee tanto da essere eletto come presidente del Comitato Economico e Sociale dove, come riportato da un suo collaboratore, introdusse una “ventata di aria fresca” con cambiamenti statutari per aprire alla partecipazione al dibattito dello stesso personaggi prestigiosi del mondo economico e sociale e nello stesso tempo sburocratizzò i lavori con discorsi sui temi di fondo che si dibattevano a livello europeo invece che dell’elenco di incontri e scambi di partecipazione come avveniva in precedenza.
In seguito è stato eletto membro del consiglio di amministrazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro a Ginevra, dove fu nominato nella prestigiosissima e importantissima commissione che si occupava di programma, finanze e problemi amministrativi.
Quello che caratterizza questi lunghi anni della sua attività internazionale che ha lasciato sempre un ricordo positivo del suo impegno, riconosciuto e considerato da tutti come un personaggio serio, competente, preparato tanto da far apparire le riunioni dove presiedeva o dove partecipava non fredde e burocratiche ma sempre quelle delle grandi decisioni.
èstato membro del Cnel, dove ha rappresentato la Uil dalla fondazione nel 20 febbraio 1958, con la sua eleganza e la sua capacità propositiva e di grande mediatore, non solo il ruolo di consigliere ma per tre legislature la carica di presidente della Commissione politica dei redditi. Dal 1981 al 1998, Vanni è segretario generale della UILTuCS (Unione Italiana Lavoratori Turismo, Commercio e Servizi), sindacato di categoria della UIL.
Giampaolo Pansa lo intervistò, ricordando come il segretario repubblicano della Uil fosse un riformista che rifiutava l’assalto al sistema ed un “leader” che invitava i sindacati a non sopravvalutare i limiti della loro potenza. Pansa cercò in tutti i modi di fargli dire che amava il potere e quando, pressante, motivava questa richiesta sostenendo che anche un redattore può voler fare il redattore capo, Vanni con molta sagacia gli rispose di essere molto ambizioso: “e le dirò che io sono molto più ambizioso: non solo voglio fare il redattore-capo, ma voglio che, dopo morto, ci sia qualcuno che si ricordi che lo sono stato”.
Credo che oggi si possa dire non solo che sarà ricordato come fra i fondatori e segretario generale della Uil, ma anche perché dovunque ci ha rappresentato ha lasciato un perituro ricordo. Ognuno di noi, dirigenti, quadri e attivisti, deve riconoscere a quest’uomo la lungimiranza nell’uscire dal sicuro e fondare un nuovo sindacato e nello stesso tempo la voglia di rischiare per creare in Italia una realtà laica, indipendente e anche riformista.
Ciao Vanni.
Infine due parole vanno al protocollo firmato con l’Inps dalle organizzazioni sindacali e dalle rappresentanze delle controparti datoriali. Finalmente si può dare il via alla verifica della rappresentatività nel mondo del lavoro e concludere una stagione di autoreferenzialità che è stata la caratteristica di alcuni sindacati che dichiaravano una quantità esorbitante di iscritti senza averne neppure una minima parte.
L’obiettivo, pertanto, a partire dall’accordo del 2014 e con l’ulteriore passo di questi giorni, può essere così sintetizzato: nella definizione delle regole con l’accordo per evitare proprio le tante mistificazioni sul ruolo e sul grado di rappresentanza delle organizzazioni sindacali e nello stesso tempo delle regole per arrivare a decisioni che abbiano sempre il carattere erga omnes. Il dato con si arriva a tutto ciò è la misurazione del peso delle organizzazioni sulla base dei dati associativi e dei dati elettorali ottenuti nelle elezioni delle rsu.
Quindi adesso con quest’ultimo accordo, com’è avvenuto per il pubblico impiego, se si riuscirà a votare in tutti i luoghi di lavoro le rsu, si farà un passo avanti nell’attuare almeno in parte l’art. 39 Cost. che chiarisce l’applicabilità erga omnes del contratto. Si permetterebbe così non solo agli iscritti ma anche ai non iscritti la possibilità di scegliere il proprio rappresentante in azienda ed il sindacato che lo rappresenta a livello nazionale. Se pertanto si avvia a soluzione, almeno in parte, l’applicazione dell’art. 39, si porrà tuttavia un problema relativo ad una maggiore divaricazione fra il peso dei non iscritti rispetto agli iscritti, in quanto votano come gli iscritti ma ciò potrà essere compensato dal fatto che nella misurazione della rappresentatività hanno un peso determinante le deleghe sindacali, ristabilendo così un riequilibrio5.
Adesso la palla passerà ai lavoratori e siamo sicuri che, come avviene nel pubblico impiego dove si vota da circa vent’anni, andranno a votare in grandissima maggioranza, voteranno il sindacato confederale e la Uil.
1 Dal manifesto dell’esecutivo Uil , Roma 15 marzo 1950
224 e 25 luglio 1971 riunione dei Consigli Unitari Cgil, Cisl, Uil che approvarono il Patto Federativo e la costituzione della federazione Cgil, Cisl, Uil
3(a cura di C. Benevento) R. Vanni, Gli anni della mia segreteria generale della Uil,cit pagg 28, Napoli, 2011, Pironti editore
4Ibidem, cit pagg, 18 e 22
5A. Foccillo, 2014, La rappresentanza e rappresentatività,Aracne, Roma
Segretario, credo che sia giusto aprire la consueta intervista mensile con un omaggio a un grande della Uil: lo scorso 14 settembre ci ha lasciato Raffaele Vanni. Fu uno dei padri fondatori del nostro Sindacato e con la sua azione ne ha segnato gli inizi e anche i successivi periodi: vogliamo ricordarne alcuni tratti fondamentali?
Con la scomparsa di Raffaele Vanni non solo la Uil, ma il Paese ha perso un protagonista della sua storia sociale e politica, che con la sua lungimiranza e modernità di pensiero contribuì a delineare le prospettive del ruolo e della funzione del movimento sindacale. Ancora giovanissimo, il 5 marzo del 1950 partecipò alla riunione che diede vita al Sindacato laico e riformista. È stato, inoltre, Presidente del Comitato economico e sociale della Comunità Europea ed ha ricoperto incarichi di vertice nella categoria della Uiltucs. Vanni era anche il decano del Cnel, di cui ha fatto parte sin dalla sua fondazione. Mancherà a tutti noi: la nostra Organizzazione ne perpetuerà, per sempre, la sua memoria e il suo insegnamento.
Negli anni Cinquanta, c’erano forti interessi internazionali e nazionali a che non si affermasse un terzo Sindacato. Vanni, insieme al gruppo dirigente di allora, ebbe il coraggio e la determinazione di opporsi a quel disegno…
La Uil doveva restare autonoma dai progetti politici, in virtù delle ragioni stesse della sua fondazione. Principi, questi, che traevano forza dalla consapevolezza di essere depositari della cultura e dei valori laici e riformisti, su cui è sempre stata fondata l’azione sindacale della Uil. Peraltro, quando queste idee si sono affermate, il Paese ha fatto passi avanti sulla via dello sviluppo. Basti pensare, per non citare altro, alla “Politica dei redditi”, di cui Vanni è stato uno dei fautori, che ha costituito la premessa per contenere l’inflazione, evitare il tracollo finanziario e consentire all’Italia di non essere messa ai margini del consesso europeo. È sempre accaduto così, è il destino dei riformisti: proporre idee che, prima, vengono trattate con sufficienza e, poi, diventano patrimonio comune.
I valori laici, riformisti e quelli dell’autonomia possono essere, oggi, alla base di un progetto di unità sindacale. Hai rilanciato le tue idee anche alle “Giornate del lavoro” della Cgil…
Sì. Io insisto sulla necessità di definire delle regole, altrimenti il percorso non inizierà mai. Già da tempo, noi abbiamofatto alcune proposte operative. Peraltro, abbiamo un’altra grande opportunità: avendo stipulato la Convenzione sulla rappresentanza, ora, siamo in grado di avviare una campagna per le Rsu in tutti i luoghi di lavoro.
Ecco, parliamo di queste Convenzioni: intanto, a settembre sono state stipulate con la Confindustria e la Confapi; poi, dovrebbero essere firmate anche con le altre parti datoriali. Ora, potrebbe iniziare un nuovo corso?
Sì, mi auguro che la stipula di questa Convenzione possa essere l’inizio di una nuova fase del modello di rappresentanza e rappresentatività, per migliorare le condizioni dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani e delle donne di questo Paese. Ora, possiamo cominciare a porre anche un argine a quei contratti sottoscritti in dumping e, a questo proposito, sarà necessario prevedere la misurazione della rappresentanza e rappresentatività degli stessi datori di lavoro. Già da molti anni a questa parte milioni di lavoratori eleggono, democraticamente, i propri rappresentanti sindacali, con una partecipazione al voto che si aggira intorno al 90% degli aventi diritto. A questo punto ci sono tutte le condizioni per estendere le Rsu in tutti i luoghi di lavoro e in tutti i territori.
E ora veniamo all’attualità politica. Ci siamo lasciati a luglio parlando degli incontri con il cosiddetto Governo giallo-verde e, alla ripresa, ci ritroviamo alle prese con un nuovo Esecutivo. Ne sono accaduti di fatti i questi due mesi! Ora, abbiamo lo stesso Premier, Giuseppe Conte, ma alla guida di una nuova maggioranza, composta dal Movimento 5 stelle e dal Partito Democratico. La Lega è passata all’opposizione. Cosa succede adesso?
Per la Uil, per la nostra azione sindacale, non è cambiato nulla: l’Esecutivo è diverso, ma la nostra piattaforma è sempre la stessa. Chiediamo risposte alle nostre rivendicazioni in favore dei lavoratori, dei pensionati e dei giovani che sono in cerca di lavoro. E da questo punto di vista, nel Governo ci sono buoni propositi, ma mancano le risorse per i contratti e per la previdenza…
Cgil, Cisl, Uil hanno già avuto un incontro con il Premier e con i nuovi ministri del Mef e del Lavoro. Come è andata?
Dal punto di vista del metodo, l’incontro è stato positivo. Abbiamo apprezzato l’invito del Premier a remare tutti nella stessa direzione, c’è stato un cambio di passo di questo Governo, ma bisogna ora capire qual è la rotta. Voglio segnalare alcune nostre preoccupazioni. Bisogna dare un segnale positivo ai pensionati, che, peraltro, svolgono anche una funzione di ammortizzatori sociali, riducendo loro le tasse e adeguando le pensioni. Si devono, poi, ridurre il cuneo fiscale ai lavoratori dipendenti e detassare gli aumenti contrattuali. Servono le risorse per rinnovare i contratti del pubblico impiego e investimenti per le infrastrutture, a partire dal Sud del Paese. Di alcune di queste cose, nel programma del Governo non c’è traccia. Proprio mentre stiamo parlando, stanno definendo la nota di aggiornamento al Def: vedremo se le nostre preoccupazioni sono fondate o se saranno fugate dalle decisioni assunte.
Le preoccupazioni maggiori riguardano i contratti e la previdenza. A quest’ultimo proposito, è stata già fissata una manifestazione dei pensionati, a Roma, a metà novembre. Vogliamo approfondire quest’ultimo aspetto?
Ribadisco volentieri la nostra posizione. Se questo vuole essere, davvero, un Governo di svolta, così come si è autodefinito, allora penso che debba cominciare dai pensionati: bisogna restituire potere d’acquisto alle pensioni, rivalutandole e detassandole, come ho già detto, e occorre promulgare una legge sulla non autosufficienza. In questi anni, si è fatto cassa sui pensionati e ciò è accaduto anche con il precedente Governo Conte: 3,6 miliardi in tre anni. Dunque, se si fa la detassazione per i lavoratori, deve essere fatta anche per i pensionati. La legge sulla non autosufficienza, poi, sarà un altro importante banco di prova: interessa ormai milioni di persone e perciò vogliamo che sia discussa con coloro che sono coinvolti da questa problematica. Anche il sistema sanitario, inoltre, deve essere strutturato in modo da garantire i servizi ai pensionati. Noi siamo riformisti: non vogliamo “tutto e subito”, ma neanche “niente e mai” ed ecco perché la nostra mobilitazione prosegue, finché non ci sarà la vera svolta.
Un’altra riunione con il Governo appena insediatosi, alla quale hai partecipato, è stata quella con i nuovi ministri del lavoro, Nunzia Catalfo, e della salute, Roberto Speranza. Si è parlato di sicurezza nei luoghi di lavoro. Sono ancora troppi gli incidenti e gli infortunimortali e si deve assolutamente intervenire. Quali sono state le prime proposte?
Innanzitutto, noi crediamo che servano una formazione e un’informazione più capillari, perché, spesso, soprattutto in alcune realtà lavorative, non si ha conoscenza e consapevolezza delle leggi e degli stessi strumenti a disposizione per realizzare una vera ed efficace prevenzione dagli infortuni. Ciò che più colpisce è che abbiamo tipologie di incidenti analoghe a quelle del 1911 e, inoltre, che l’85% dei controlli ha fatto emergere delle irregolarità. Ecco perché una vera campagna contro gli infortuni deve essere messa in atto insieme alle imprese. Inoltre, c’è la necessità di rendere immediatamente operative nuove assunzioni di ispettori del lavoro e delle Asl, dedicati a questo tipo di controllo. È impensabile, infatti, che si possa ottenere qualche risultato positivo con le poche forze oggi in campo. Infine, occorrerà prendere in considerazione anche l’ipotesi di un irrigidimento delle sanzioni, sia per quelle situazioni di lavoro nero o caporalato sia nei casi di reiterazione del reato. Il fenomeno, insomma, è grave e complesso e deve essere affrontato con un’impostazione straordinaria che coinvolga tutti i soggetti interessati.
Un ultimo tema è quello della salvaguardia dell’ambiente e del nostro pianeta. Molte sono state le manifestazioni che hanno coinvolto milioni di giovani e che hanno richiamato l’attenzione su questi problemi. La Uil ha voluto dare un piccolo segnale concreto nella direzione del risparmio energetico e dello sviluppo sostenibile che sono, ovviamente, due aspetti della più complessiva questione ambientale. Le due categorie dei pensionati e della scuola hanno definito un’intesa con l’Enea che tu hai sottoscritto. Di cosa si tratta?
L’accordo tra la Uil e l’Enea, che coinvolge le due categorie dei pensionati e della scuola, ha un enorme valore sociale ed economico. Un impegno concreto per l’efficienza energetica è il contributo che tutti dobbiamo dare alla salvaguardia dell’ambiente, al risparmio e allo sviluppo sostenibile. E questo impegno passa, innanzitutto, per un’attività mirata di informazione e formazione necessaria a creare un contesto culturale favorevole all’affermazione di tali buone prassi. La Uil, nel suo ambito, si è già mossa in questa direzione: all’interno della propria sede nazionale è attivo un impianto fotovoltaico che produce energia per l’attività dei propri uffici. Il valore aggiunto del progetto sottoscritto dalla Uil sta nel contestuale coinvolgimento di giovani e di anziani. è la testimonianza che vuole dare la nostra Organizzazione di quanto sia positiva la sinergia tra differenti generazioni. Un antico proverbio Masai dice: “i giovani corrono veloce; gli anziani conoscono la strada”. Solo insieme si può andare lontano e raggiungere traguardi ambiziosi, soprattutto se il percorso da compiere riguarda la tutela e il rispetto delle risorse del nostro pianeta. Ne va della salute e del benessere di tutti. E la Uil vuole essere in prima linea anche su questo fronte.